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Ogni 28 ore in Italia un amministratore pubblico viene minacciato

Ogni 28 ore un sindaco, un amministratore pubblico o un dipendente della pubblica amministrazione viene minacciato. Sono 315 gli atti intimidatori censiti da Avviso Pubblico nel 2023 con un importante incremento al Nord dove si verificano il 39% degli episodi totali. 

Telefonate, incendi e microspie

A Lonate Pozzolo la sindaca Elena Carraro – era ancora in campagna elettorale – ha ricevuto una telefonata sul luogo di lavoro. Dall’altra parte della cornetta si sentiva la colonna sonora del film Profondo rosso. Un consigliere della sua lista nel 2019 aveva ricevuto misteriosi spari sotto casa. Aveva denunciato la Ndrangheta potentissima in quel territorio, dove la cosca dei Farao-Marincola spadroneggia da tempo. A Chivasso, in provincia di Torino, il sindaco Claudio Castello per due anni è stato protetto da un servizio di vigilanza dinamica dei carabinieri: due lettere anonime minacciavano lui e i componenti della sua famiglia. A Pisa è finita sotto scorta l’assessora al Sociale Veronica Poli per le minacce ricevute a Follonica (Grosseto) sono finiti sotto attacco l’assessora Mirjam Giorgieri e altri componenti della Giunta.

Il sindaco di Ceccano (Frosinone) Roberto Caligiore ha ritrovato una microspia nel vano porta oggetti della sua auto. A Caivano, comune sciolto per mafia, un consigliere comunale era stato avvicinato “da due persone a bordo di uno scooter e colpito con un violento pugno al volto, poco prima del Consiglio comunale al quale avrebbe partecipato con la faccia gonfia e livida”. Bombe invece nei pressi delle abitazioni dei sindaci di Roccapiemonte e Castel San Giorgio, nel salernitano. A Terlizzi (Bari) il dirigente del settore urbanistica e sportello attività produttive del Comune ha ricevuto un proiettile in un pacco postale. A Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, bruciano le auto della presidente del Consiglio comunale e di un imprenditore mentre finisce in arresto un uomo che ha minacciato un funzionario del Comune. 

Nel rapporto di Avviso Pubblico censiti 315 atti intimidatori con un importante incremento al Nord dove si verificano il 39% degli episodi totali

L’associazione Avviso Pubblico presentando il nuovo rapporto “Amministratori sotto tiro” ha evidenziato come il 55% dei casi di aggressione e minacce si registra nei comuni al di sotto dei 20mila abitanti; mentre il 21% avvengono in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiosa. È il caso di ben 42 Comuni. Ancora una volta si registra un’alta percentuale di minacce e aggressioni alle amministratrici: il 17% del totale. Ma a cambiare è la modalità di intimidazione: le lettere minatorie cedono il passo ad azioni più violente come gli incendi.

“Per queste ragioni Avviso Pubblico conferma la propria disponibilità a portare esperienza, conoscenza e proposte all’interno dell’Osservatorio costituito presso il Ministero dell’Interno, manifestando al Parlamento e al Governo la necessità di confermare per l’anno 2025 e seguenti gli stanziamenti del fondo a beneficio degli amministratori e di chi è oggetto di atti di intimidazione. La vicinanza di tutti i cittadini e il sostegno a chi è in prima linea sul territorio si manifesta con gesti concreti e con la cooperazione delle forze dell’ordine e della magistratura a tutela di chi rappresenta le istituzioni repubblicane», ha spiegato il presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà.

“I dati – spiega – confermano quantitativamente un fenomeno inaccettabile, che in alcuni luoghi d’Italia ha una pervasività tale da diventare quasi “ordinaria” modalità di relazione con le istituzioni. Atti concreti come violenza fisica, incendi e attentati dinamitardi – non solo lettere minatorie, offese, fake news e ingiurie sui social – si concentrano soprattutto al Centro-Sud”. 

Un fenomeno costante negli anni. Nel 2023, si registra una lieve flessione del 3,5% rispetto al 2022 (315 casi invece di 326), lontani dai numeri del 2018 (574). Per la prima volta dal 2016 la maglia nera delle intimidazioni va alla Calabria (con 51 casi censiti, +21% sul 2022), soprattutto nel Cosentino dove – a Corigliano e in altri comuni – si sono registrati 15 episodi. Poi vengono Campania (39 vicende, -20%), Sicilia (35, -30%) e Puglia (32, -33%). Il 21% dei 315 atti intimidatori (fra cui vanno segnalati 14 in terra campana, 10 sia in Calabria che in Sicilia e 5 in territorio pugliese) avvengono in comuni sciolti per mafia. Marche e Friuli Venezia Giulia (3 episodi ciascuna), Basilicata e Molise (4) sono le regione con meno segnalazioni. 

Il sindaco di Corigliano-Rossano: “molti cittadini ti spiegano che, per fare il sindaco, bisogna essere una sorta di super eroe”

Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano spiega che ”le minacce arrivano quando si mette mano ad ambiti delicati come gli abusi sul demanio, gli spazi cimiteriali, i posteggi commerciali e altro ancora”. Il risultato finale, spiega Stasi, è che “molti cittadini ti spiegano che, per fare il sindaco, bisogna essere una sorta di super eroe, cosa che io contesto perché in realtà certi ruoli dovrebbero essere appannaggio di tutte le persone per bene”. 

L’Italia primeggia tra i Paesi dell’Ue. Solo quest’anno è stata scalzata dalla Francia, dopo avere detenuto il primato dal 2020 al 2022. Ma al contrario di Avviso Pubblico, l’indagine ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project) non censisce alcune tipologie di minacce.

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