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Gender Gap, l’Italia sprofonda nella classifica mondiale: siamo messi peggio di Turchia, Kazakistan e Vietnam

Un nuovo schiaffo all’Italia che affonda nelle retrovie del panorama europeo in materia di parità di genere. Il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum dipinge un quadro desolante, confermando la nostra Nazione come fanalino di coda tra i Paesi del Vecchio Continente. Un declino preoccupante che evidenzia la necessità di un cambio di rotta radicale per colmare il divario abissale che separa le donne dagli uomini nel nostro Paese.

L’Italia scivola al 63esimo posto su 146 nazioni, perdendo ben 5 posizioni rispetto all’anno precedente. Un passo indietro inaspettato e inaccettabile, che ci colloca dietro a Paesi come la Turchia, il Kazakistan e persino il Vietnam. Un sorpasso umiliante che riflette le profonde disuguaglianze che ancora persistono nella nostra società, a dispetto delle promesse e degli impegni assunti.

Il Gender Gap italiano: un fallimento nazionale annunciato

Il report del Wef evidenzia un divario preoccupante in tutti gli ambiti analizzati: partecipazione economica, istruzione, salute e potere politico. Nel campo della partecipazione economica, l’Italia si posiziona al 70esimo posto. Le donne italiane sono ancora fortemente penalizzate nel mercato del lavoro, con tassi di occupazione e retribuzioni inferiori rispetto agli uomini. A ciò si aggiunge la scarsa rappresentanza femminile nei ruoli dirigenziali, sia nel settore pubblico che privato.

Anche in materia di istruzione, l’Italia non brilla. Le donne italiane raggiungono livelli di istruzione più alti rispetto agli uomini, ma questo non si traduce in migliori opportunità lavorative. Un paradosso che evidenzia la necessità di superare gli stereotipi di genere e di valorizzare le competenze femminili in tutti i campi.

Non va meglio neanche per quanto riguarda la salute. Le donne italiane hanno un’aspettativa di vita più alta rispetto agli uomini, ma sono più soggette a malattie croniche e a problemi di salute mentale. A ciò si aggiunge la carenza di servizi sanitari adeguati alle loro esigenze specifiche, come la salute materna e infantile.

Infine, il potere politico rimane una roccaforte maschile. Le donne italiane sono ancora sottorappresentate nei parlamenti e nei governi, con una quota di seggi che si attesta al 34%, ben al di sotto della media europea. Un dato che riflette la scarsa partecipazione delle donne alla vita politica e la difficoltà a scalare i vertici del potere.

Una donna presidente del Consiglio non basta a colmare il Gender Gap

Oltre all’analisi della situazione italiana, il report del WEF offre anche un quadro completo delle performance degli altri Paesi. Tra le nazioni europee, l’Islanda si conferma in testa alla classifica per la parità di genere per il 15° anno consecutivo grazie alle sue politiche avanzate in materia di congedo parentale e uguaglianza salariale seguita da Finlandia, Norvegia e Svezia. Fanalino di coda in Europa, dopo l’Italia, troviamo la Turchia al 120esimo posto, seguita da Ucraina (123esimo) e Azerbaigian (125esimo). Le ultime posizioni della classifica sono occupate da Yemen, Pakistan, Iraq e Afghanistan.

I dati del Global Gender Gap Report 2024 smantellano la propaganda di Giorgia Meloni. “Uno dei famosi soffitti di cristallo è stato rotto proprio con questo Governo ed è un fondamentale soffitto di cristallo rotto con il primo Governo a guida femminile nella storia d’Italia. È un’altra fotografia di Giorgia Meloni che possiamo aggiungere al corridoio delle fotografie delle presenze femminili nelle istituzioni”, aveva detto l’8 marzo in Parlamento la ministra Roccella. Le cose non stanno esattamente così. Per rompere il tetto di cristallo non serve una presidente donna (che si fa chiamare con l’articolo maschile): servono opportunità per tutte. Il gender gap non è una questione personale. 

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