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I grandi centri di accoglienza non li vuole gestire nessuno: nell’ultimo triennio il 18% dei bandi è andato deserto

Il primo passo è stato quello di distruggere l’accoglienza diffusa. Ora sono in affanno anche i grandi centri di accoglienza. L’analisi dei contratti per la gestione dei centri rivela un ritorno ai grandi centri collettivi e difficoltà significative per le prefetture nell’assegnazione dei bandi. Secondo un rapporto di Openpolis, tra il 2020 e l’agosto 2023, su oltre 7mila bandi emessi dalle prefetture italiane, 3.195 riguardavano la gestione dei centri di accoglienza.

Dal 2020 al 2022, gli importi destinati agli accordi quadro per l’accoglienza diffusa sono diminuiti dal 52,2% al 31,7%, registrando un calo di 20 punti percentuali. Con budget e servizi ridotti al minimo, molti operatori hanno evitato di partecipare alle gare, con il 18% dei bandi che sono andati deserti. Quando i bandi vanno deserti, le prefetture possono provare a ripeterli; tra il 2020 e il 2023, ne sono stati ripetuti 184.

Il declino dell’accoglienza diffusa: il sistema italiano torna ai grandi centri

Il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale è gestito principalmente attraverso i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), sebbene fossero stati concepiti come un’eccezione rispetto al Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), che rappresenta il modello ordinario gestito dai comuni e focalizzato sui servizi di integrazione. Tuttavia, i CAS coprono attualmente il 59,7% dei posti disponibili nel sistema di accoglienza. L’emergenza è diventata la regola. 

All’interno dei CAS, esistono due principali modalità di gestione: i piccoli centri in rete e i grandi centri collettivi. I piccoli centri distribuiti sono generalmente considerati una soluzione preferibile per il benessere delle persone accolte e per il rapporto con il territorio. Tuttavia, le modalità di gestione e i capitolati d’appalto hanno storicamente favorito le grandi strutture collettive, a discapito dei piccoli centri.

L’analisi di Openpolis sui dati della Banca Dati dei Contratti Pubblici (BDNCP) dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) mostra un trend crescente verso le grandi strutture. Questo balzo è avvenuto nonostante nel 2020 gli importi messi a bando per accordi quadro relativi a centri in rete rappresentassero ancora il 52,2% del totale. Tuttavia, con l’aumento delle presenze di richiedenti asilo, il sistema si è spostato sempre più verso i grandi centri, nonostante un lieve aumento dei bandi per l’accoglienza diffusa nel 2023.

Bandi deserti e gare ripetute: le sfide delle prefetture nella gestione dei migranti

L’analisi di Openpolis rivela che tra il 2020 e il 2022, il 18,7% degli accordi quadro è andato deserto, con il 44% di questi contratti relativi ai centri in rete. Le ragioni dietro questa tendenza includono gli importi meno attrattivi per la gestione in rete e la riduzione dei servizi per gli ospiti, portando molti operatori a evitare questi bandi.

Ovviamente il fatto che molte gare vadano deserte rappresenta un problema significativo per le prefetture, che spesso si vedono costrette a ripeterle. Tra il 2020 e il 2023, sono stati identificati 184 bandi ripetuti, con una prevalenza per i centri in rete. Nel 2022, più della metà dei principali accordi quadro per l’assegnazione di questi contratti è stata ripetuta, evidenziando ulteriori difficoltà.

Nessuna riforma del sistema quindi. Solo demolizione dell’esistente.Sarebbe essenziale rafforzare il sistema ordinario (SAI), aumentare i posti disponibili e consentire l’accesso ai richiedenti asilo. Tuttavia, le recenti misure adottate dal governo non sembrano indirizzate verso questa direzione. Al contrario, si sono complicati i lavori delle ONG che si occupano di salvataggi in mare, è stata ristretta la protezione speciale e i richiedenti asilo sono stati esclusi dal SAI.

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