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Fate una cosa, cancellatela la giornata mondiale dei rifugiati

Fate una cosa leale, cancellatela la giornata mondiale dei rifugiati che ricorre oggi. Raccontate con sincerità ai 117,3 milioni di persone costrette a fuggire dal loro Paese in  tutto il mondo (a maggio 2024 come riporta il Rapporto Global Trends del 2024 dell’Agenzia Onu per i rifugiati) che quell’articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani firmata il 10 dicembre del 1948 a Parigi è stato una svista. «Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese», dice il secondo comma dell’articolo 13. Un articolo invecchiato male, malissimo, praticamente dissolto. L’articolo 14, «ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni» è stato una svista. Ammettete in conferenza stampa che è stato abrogato nel corso del tempo e non c’è più nulla da fare. 

Spiegate che quell’articolo 9 secondo cui «nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato» non è applicabile a chi arriva per mare o per terra a disturbare il lavoro dei governi eletti con il mandato di gestire l’etnie, prima delle persone. 

Evitateci lo sturbo di fronte alle celebrazioni di oggi, in questa Italia assassina protagonista di un’Europa assassina che ha celebrato l’anniversario della tragedia a Steccato di Cutro ripetendola qualche miglio più in là. 

Cancellatela la giornata mondiale dei rifugiati che ricorre oggi, fate più bella figura. Racconterete che era un buon proposito ce non si è riusciti a mantenere, come la promessa mancata dell’ultima sigaretta. «C’erano dei seri problemi di gestione del consenso interno per mantenere le promesse con quelli da fuori»: ai nipoti potete dire così. 

Buon giovedì. 

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