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Ora il nemico sono i ballottaggi. E viene quasi da ridere solo a scriverlo

La malsana idea di dare colpa alla legge elettorale dopo una sconfitta sembra prendere piede nei partiti di maggioranza. Non li sfiora il dubbio che portarsi via il pallone perché la partita non va come vorrebbero sia un atteggiamento infantile più adatto a una rissa da cortile che al governo di una nazione. 

Leggendo i giornali di stamattina si viene a sapere che la Lega di Matteo Salvini (praticamente scomparso dopo la batosta delle europee) vorrebbe accelerare per cambiare le regole dei ballottaggi nelle elezioni amministrative addirittura in estate. 

La concentrazione è dedicata allo strumento legislativo da usare. Nella Lega temono che il Tuel (il testo unico degli enti locali) vedrà la luce troppo tardi per soddisfare la pancia degli elettori che vogliono risposte immediate per avere la sensazione della forza pronta dell’esecutivo. Qualcuno vorrebbe infilare l’abolizione dei ballottaggi sulla legge che resusciterà le province. Qualcuno vorrebbe un bel decreto cotto durante il Consiglio dei ministri, magari intestandolo proprio a Salvini che ha bisogno di tornare redivivo. 

L’agenda delle preoccupazioni dei leader di governo insomma è intasata da come disarticolare le dinamiche elettorali che sfavoriscono i propri candidati. Scomparse dai radar le piaghe dello sfruttamento nei campi e dei morti sul lavoro. Scomparsa l’Europa brutta e cattiva che andava rovesciata (Meloni tratta per elemosinare uno strapuntino). Scomparse le altre decine di allarmi che dalle parti di Palazzo Chigi durano giusto qualche ora come arma di distrazione.

Ora il nemico sono i ballottaggi. E viene quasi da ridere solo a scriverlo. 

Buon mercoledì. 

Nella foto: La presidente del Consiglio Meloni e il presidente del Senato La Russa, Roma, 25 aprile 2023 (governo.it)

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