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Il Sud muore di sete e i soldi del Pnrr latitano

Il Sud Italia muore di sete, e non è una metafora. Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata: un rosario di regioni arse dal sole e dalla negligenza. In Basilicata, il 90% del raccolto di grano è perduto. In Puglia, i raccolti sono dimezzati. E noi? Ci stupiamo, come se questa apocalisse idrica fosse imprevedibile e non il risultato di decenni di miopia. I cambiamenti climatici sono qui, ora. Dal 1951, la disponibilità idrica è in costante calo.

Il Sud Italia muore di sete, e non è una metafora. Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata: un rosario di regioni arse dal sole e dalla negligenza

Nel 2022, abbiamo toccato il minimo storico: 67 miliardi di metri cubi, il 50% in meno rispetto alla media trentennale. Ma tranquilli, abbiamo il Pnrr! Peccato che dei 4,8 miliardi stanziati per la tutela del territorio e delle risorse idriche, al 19 luglio fossero stati spesi solo 671 mila euro. Il resto? Probabilmente finirà per irrigare i giardini di qualche villa ministeriale. E le infrastrutture? Ah sì, quelle reti idriche che perdono il 42,4% dell’acqua. Un colabrodo nazionale che sperpera abbastanza acqua da dissetare 43,4 milioni di persone per un anno.

Ma chissà, forse è una strategia: se l’acqua si perde, almeno non dobbiamo preoccuparci di gestirla, no? Quattro miliardi di euro bruciati nell’agricoltura del Sud, 33.000 posti di lavoro evaporati nel primo trimestre 2024. E mentre la Sicilia boccheggia, dei 31 progetti presentati per l’agro-sistema irriguo, tutti sono stati considerati inammissibili dal Mipaaf. Il vero dramma è che sappiamo cosa fare. Gli esperti indicano soluzioni che richiedono una visione, coraggio e la volontà di guardare oltre il prossimo sondaggio elettorale. La politica agisce con la velocità di chi non può tradire la sua propaganda. E mentre loro discutono, il Sud soffoca, l’agricoltura muore e il futuro si fa sempre più arido.

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