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«Lei ha tanto coraggio»: Napolitano benedice l’attore “anti cosche”

«Lei ha tanto coraggio»: Napolitano benedice l’attore “anti cosche”

n L’ha accolto nel salone delle Feste, davanti al gotha dello spettacolo. Gli ha stretto la mano calorosamente e ha ascoltato con attenzione la sua storia. Elogi per Giulio Cavalli dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. L’attore e autore lodigiano è salito al Quirinale ieri mattina, per la “Giornata dello Spettacolo”. Dopo la consegna dei premi Eti per il teatro e De Sica per il cinema, il presidente della Repubblica ha ricevuto personalmente Cavalli nel salone delle Feste.È qui che l’attore ha raccontato al Capo dello Stato la sua storia, la genesi del suo primo spettacolo in cui ridicolizza i boss, Do ut des, riti e conviti mafiosi, e l’escalation di intimidazioni dopo la messa in scena. Dalla bara con il suo nome disegnata sulle pareti del Nebiolo alle minacce di morte fino alla tutela fissa ottenuta dal Ministero dell’Interno dopo un anno di paura, lo 27 aprile scorso. Passo dopo passo, l’attore lodigiano ha spiegato a Napolitano la sua condanna a morte da parte delle cosche, arrivata qui, nel Lodigiano. Intimidazioni che sono proseguite anche per il crescente impegno di Cavalli sul tema dell’antimafia, prima con una rubrica radiofonica sul web sulla scorta dell’esperienza di Radio Aut di Peppino Impastato, poi con un secondo spettacolo sull’intreccio mafia-politica in Lombardia, «contro le infiltrazioni locali della ‘ndrangheta negli appalti per la Tav e l’Expo», “A cento passi dal Duomo”, scritto a quattro mani con il giornalista Gianni Barbacetto. Una storia ascoltata con attenzione dal presidente della Repubblica, che si è preoccupato di sapere se l’autore lodigiano «goda di una sufficiente protezione», pregandolo di rivolgersi direttamente al Quirinale per segnalare «eventuali problemi» di tutela. E a Cavalli sono arrivati anche gli elogi del Capo dello Stato «per il coraggio di denunciare» e l’esortazione «a proseguire con il suo lavoro». Nella conversazione con il presidente, Cavalli non si è limitato a parlare del suo lavoro e della vita sotto scorta. È andato oltre toccando il silenzio e l’abbandono della politica e del mondo del teatro e dello spettacolo in genere. «Sia le istituzioni che il mondo teatrale hanno taciuto, a parte la solidarietà personale ricevuta da Paolo Rossi e Dario Fo – ha spiegato Cavalli – . Inoltre, sono praticamente stato escluso dalle circuitazioni teatrali». Non ha taciuto la stampa, secondo l’attore lodigiano, «soprattutto quella locale e “Il Cittadino” in particolare, che ha sempre seguito con attenzione la mia vicenda assumendosi responsabilità e fastidi». «Questo caso resta nell’oscurità alla pari dei tanti episodi di giornalisti che ricevono minacce perché si ostinano a fare il loro dovere e dei quali non ci si fa carico in termini di garanzia per la loro sicurezza – ha detto in merito Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno, l’osservatorio della Federazione Nazionale della stampa italiana sui cronisti minacciati -. Siamo davvero lieti dell’interessamento del presidente Napolitano».Tra le accuse di Giovanna Mezzogiorno alla vanità e al nepotismo, i premi alla carriera alla moglie di Mike Bongiorno, l’annuncio della pace ritrovata tra Massimo Boldi e Christian De Sica, il mondo dello spettacolo si è fermato per un momento per il personalissimo incontro tra il presidente della Repubblica e l’attore lodigiano. «Sapere che la più alta carica dello Stato si è interessata alla mia vicenda è confortante – ha commentato Giulio Cavalli, raggiunto telefonicamente durante il viaggio di ritorno -: sono molto contento perché l’incontro di questa mattina apre un canale diretto, inaugura un rapporto. Durante la nostra conversazione ho notato una sensibilità particolare su questi temi di denuncia civile e gli scriverò come mi ha chiesto». E sul futuro, nonostante l’incontro al Quirinale, assicura: «Continuerò a non prendermi troppo sul serio».

Rossella Mungiello

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L’attore Cavalli sale al Quirinale
Lunedì sarà ricevuto dal capo dello Stato Napolitano

Tavazzano Udienza dal capo dello Stato per Giulio Cavalli. L’attore lodigiano, anima del teatro Nebiolo di Tavazzano, salirà al Quirinale alle 11 di lunedì, ufficialmente per partecipare alla Giornata dello spettacolo, evento creato per celebrare i vincitori di due importanti premi legati al palcoscenico: il Premio Eti, Gli Olimpionici del teatro 2009 promosso dall’Ente teatrale italiano e dal Teatro stabile del Veneto e il premio De Sica. A festeggiare gli artisti premiati, ci sarà una delegazione in rappresentanza del mondo del teatro, a cui prenderà parte anche l’autore e attore lodigiano. Ma non è escluso che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, voglia affrontare direttamente la vicenda personale che coinvolge Giulio Cavalli, primo attore italiano a vivere sotto scorta in seguito alle ripetute minacce delle cosche per l’attività di denuncia portata avanti con i suoi spettacoli. Il primo a destare l’attenzione della criminalità organizzata era stato “Do ut des, riti e conviti mafiosi”, prodotto dal comune di Lodi e dal comune di Gela, dissacrante pièce sulla vita dell’aspirante picciotto Totò Nessuno. L’intreccio mafia-politica è invece al centro del suo secondo testo, scritto a quattro mani con il giornalista Gianni Barbacetto, in cui l’attore traccia una mappa della criminalità organizzata del profondo Nord, ma lui è stesso a raccontare che i temi scomodi faticano a trovare spazi. «Ovviamente sono molto felice di questa convocazione, l’attenzione della più alta carico dello Stato è un privilegio e potrebbe segnare un’inversione di tendenza rispetto all’anormalità degli ultimi mesi in cui dai palchi più importanti del teatro sono finito in periferia – spiega Cavalli -: il comune di Milano, che mi ha conferito la benemerenza civica davanti a 800 persone per il mio lavoro sulla strage di Linate sul palco del Piccolo, è sparito davanti ai nomi e cognomi di “A cento passi dal Duomo”. Ci sono molti meno teatri a disposizione se dal racconto si passa alla denuncia, a volte anche per nostra scelta». E se quest’attenzione da parte della più importante istituzione dello Stato rifletta anche un sostegno nell’ambiente lodigiano, Cavalli ha le idee chiare. «Se per istituzioni locali intendiamo prefettura, forze dell’ordine e, in fugaci incontri, anche la provincia di Lodi confermo l’attenzione e il sostegno – spiega l’autore – per tutti gli altri non vale lo stesso discorso. Spesso vince il giochetto infame di ritenere che Cavalli abbia avuto benefici economici dalla sua condizione di vita sotto scorta. Non è così. Il mio lavoro è recitare su un palco, ora passo la maggior parte del mio tempo nelle scuole e ai convegni quale portatore di una testimonianza». Rossella Mungiello

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