Ecco, in questo cascame di informazioni parziali, la prima pagina di ieri di Libero – che ha pubblicato la fototessera dei consiglieri regionali del centrosinistra lombardo additandoli come impresentabili poiché ‘incorporati’ nell’inchiesta sui rimborsi ai gruppi consiliari regionali (tra l’altro sbagliando, inserendomi come spiegato qui) – è il colpo sotto la cintola che ci si aspetterebbe sempre da soggetti come Belpietro e Sallusti. Il problema è che il linguaggio del sospetto ci ha inquinati tutti quanti, e allora se un consigliere regionale, per i suoi spostamenti legati alla propria attività istituzionale, prende il taxi, diventa subito colpevole di un vizio capitale: aver usurpato denari pubblici. “Si paghi il taxi con i propri soldi”, è l’immediata equazione. Ed è un linguaggio che tracima e investe Repubblica, il Corriere, tutti. Chi legge o ascolta vuol scandalizzarsi per qualcosa. Chi scrive o conduce talk show non ha interesse alcuno ad approfondire. Poco importa se si passa sul cadavere di persone oneste e che si sono battute per eliminare il vitalizio. Poca importa la biografia del singolo consigliere. La Nutella è quella cosa che si ‘spalma’, anche sui rimborsi disonesti. Abbiamo trascorso mesi a condannare l’antipolitica. In pochi dicevano di non chiamarla così. Che quel ‘sentimento’ di indignazione è un motore che produce consenso verso chi condanna. Adesso l’hanno capito tutti. E l’antipolitica è diventata un comodo rifugio, in questa campagna elettorale. E’ comoda perché produce interesse senza troppi sbattimenti, fa vendere copie, fa aumentare i consensi. “Sono tutti coinvolti”, “sono tutti uguali”. Quindi perché dovrei cambiare (il mio voto)?
Il 2006, così semplice. Così rassicurante.
via Yes, political!