Giovanni Tizian al solito scrive un pezzo preciso (e con nomi e cognomi, come piace a noi) sull’infiltrazione camorristica nel piccolo stato a forma di neo che è San Marino. Il copione è sempre lo stesso: riciclaggio, criminalità e politica. Gabriele Gatti e Fiorenzo Stolfi sono nomi della politica sammarinese (che noi continuiamo a considerare minuscola senza tenere conto del percolato che partendo da noi finisce per stagnare lì) che da tempo risultano chiacchierati:
E’ il sistema San Marino, raccontato nelle oltre 100 pagine di relazione conclusiva della Commissione consiliare Sammarinese sulle infiltrazioni mafiose.
Istituita per la prima volta nella storia di San Marino nel luglio 2011, la commissione dotata di potere di indagine, ha ascoltato decine di testimoni. Parole che raccontano di contatti diretti e indiretti tra il boss Francesco Vallefuoco – legato alla camorra napoletana del gruppo Stolder, al clan dei Casalesi e a esponenti di Cosa nostra- e alcuni politici sammarinesi. Nomi noti e importanti della vita istituzionale locale come Gabriele Gatti e Fiorenzo Stolfi, entrambi ex ministri della piccola Repubblica e tuttora consiglieri, il primo nel Partito socialista democratico cristiano, il secondo nei socialisti democratici.
La carriera di Gatti inizia nel ’74 quando entra nel Psdc. Da oltre trent’anni siede al Consiglio Grande e Generale (il parlamento sammarinese). Nel ’90 è stato presidente del Comitato dei ministri al Consiglio europeo. Il 2008 lo vede Segretario di stato alle Finanze, diretto interlocutore del ministro Giulio Tremonti durante i tentativi di accordi bilaterali tra Italia e San Marino. E infine l’anno scorso assume la massima carica di capitano reggente per la durata di sei mesi.
Fiorenzo Stolfi, “il ministro Fiore” è il nome in codice affibbiatogli dal boss, è consigliere in Parlamento ed ex Segretario di stato agli Esteri. I sospetti e le responsabilità la commissione li fa ricadere su di loro. Sospetti e ombre che partono da due inchieste della primavera 2011 coordinate dalle procure antimafia di Bologna e Napoli, precedute da un altro ciclone giudiziario che ha travolto il Credito Sammarinese coinvolto in una storia di riciclaggio con un narcotrafficante della ‘ndrangheta.
Dei seri accordi bilaterali (con San Marino ma anche la Svizzera, ad esempio) sulla trasparenza bancaria e finanziaria sarebbero sane pratiche antimafia che spettano tutte alla politica e non sembrerebbero nemmeno così difficili. Perché ogni tanto sorge il dubbio che gli stati cuscinetto (quando ero piccolo li sentivo chiamare così) servano a tenere calda la testa qui, prima di tutto.