Tre mesi fa (100 giorni, per dire) in Regione Lombardia si pontificava sulla novità del treno super veloce che portaa da Milano a Varese e Bergamo. Il solito istinto della velocità (molto formigoniano nell’inseguire i record piuttosto che una sana quotidianità) che passa dalla questione TAV fino alle tangenziali inutili per snellire tragitti che non frequenta quasi nessuno. Le parole del lancio erano mussoliniane nella celebrazione:
“Grazie alla coincidenza con il Frecciarossa sarà possibile raggiungere Roma da Varese o Bergamo in quattro ore – ha spiegato l’amministratore delegato di Trenord Giuseppe Biesuz – la nostra volontà è quella di continuare a investire anche nel trasporto per i pendolari e, per questo, gli eventuali utili del Lombardia Express verranno utilizzati per sviluppare i servizi. Si tratta di una sperimentazione – ha proseguito – che renderemo definitiva se sarà positiva la risposta dei passeggeri alla nuova offerta”.
Oggi il servizio è sospeso. Il treno regionale magnificamente rapido ha rapidamente mostrato la malattia del formigonismo: eccellenze da guinnes mentre i pendolari marciscono. Un enorme e costoso spot pubblicitario che chiamavamo Regione Lombardia.