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L’uragano Fo e la nuova apocalisse, Giulio Cavalli porta in scena l’opera del premio Nobel

Può il teatro abbassare il livello di pm 10 nell’atmosfera? Ci spera Giulio Cavalli, non se lo augura Dario Fo, convinto più che mai che la catastrofe ecologica sia necessaria «per rendere l’umanità più umana». In attesa di capire quando arriverà («perché il “se” non è più in discussione» puntualizza Fo), i due attori la raccontano con gli occhi dei pessimisti, «perché gli ottimisti sono il male della terra» e quindi «evviva la strage». “Uragano Fo”, ieri mattina nella sala stampa di Palazzo Reale a Milano, per la presentazione de L’Apocalisse rimandata ovvero benvenuta catastrofe, lo spettacolo che l’attore lodigiano Giulio Cavalli ha tratto dall’omonimo libro di Dario Fo e Franca Rame, in scena dal 4 al 28 febbraio al Teatro Oscar di via Lattanzio 58 a Milano, ultimo appuntamento della stagione di prosa del Teatro Stabile d’innovazione diretto da Emilio Russo prima del trasferimento nella nuova casa dell’ex Teatro Elfo. Dopo il successo di giugno per il debutto al Napoli Teatro Festival Italia, la produzione targata Bottega dei Mestieri Teatrali, lo stesso Napoli Teatro Festival Italia e Tieffe Teatro Milano (in collaborazione con Next – Regione Lombardia e Fondazione Cariplo), sbarca a Milano «dove da 22 giorni consecutivi le polveri sottili sono oltre il livello di guardia e dove la donna più importante della città continua a dire che non è grave perché ci sono altre città nella stessa situazione – ha detto Fo alla platea di giornalisti -: insomma siamo in buona compagnia. Come a dire: tutti ladri, nessuno ladro». La Milano di Fo e Cavalli (in scena da solo per lo spettacolo di cui ha curato l’adattamento del testo e la regia, a cui ha collaborato anche Fabio Francione) è quella che si sveglia di soprassalto nel giorno in cui il petrolio è finito, nel giorno in cui i frigoriferi sono spenti, gli ascensori fuori uso, le macchine e i camion fermi in mezzo alle strade, senza benzina. È la città che vive la paura e l’angoscia di chi non si è mai accorto prima del proprio destino, la stessa città «che tra pochi giorni inaugura i lavori da 5 miliardi di euro per la nuova autostrada Pedemontana senza sapere se, tra dieci o vent’anni, ci sposteremo ancora su mezzi a benzina» ha aggiunto Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia. Ma è anche la città che cammina verso una nuova origine, verso il ritorno alle campagne. «Ho immaginato cosa succederebbe se quel paradosso che molti studiosi annunciano come imminente fosse già realtà – spiega ancora Fo sulla genesi del suo libro -: nel mondo ci sono almeno mezzo miliardo di persone che non hanno mai visto un’automobile. Per loro non cambierebbe nulla. Poi ho immaginato il nostro presidente del consiglio nella sua villa in Sardegna che attende una ragazza che non arriva. Ho pensato al presidente che cerca di raggiungerla con un cellulare che non funziona, che litiga con tutti e che finisce in giardino rincorso dai suoi cani a cui non si è più curato di dare da mangiare. Sì, devo dire che è stato divertente». Da Milano a Napoli e alla metafora di un re nudo che cerca di nascondere la “monnezza” sotto il tappeto, «mentre le olive dell’aperitivo gli escono ancora dalle tasche». La cronaca dell’“apocalisse” passa anche per il capoluogo partenopeo con l’inchiesta sul business dei rifiuti, scritta da Giulio Cavalli e dal giornalista del settimanale «L’Espresso» Emiliano Fittipaldi. «L’unico giornalista antimafia che è finito sotto indagine per mafia perché noi non ci facciamo mancare davvero nulla» ha sdrammatizzato l’autore lodigiano, prima di tornare serio e raccontare di uno «spettacolo che scava nelle colpe del sistema politico». E di un’emozione: «Sono stato accusato tante volte, a ragione, del fatto che mai avrei portato in scena un testo non mio: se mi avessero raccontato che avrei avuto la fortuna di conoscere Dario Fo e di lavorare con lui non ci avrei creduto. Per chi come me ha iniziato a fare teatro dal basso, è davvero una grande emozione. Un Lodo-Fo me lo potete concedere?». Rossella Mungiello

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