Mentre fioccano i convegni e le iniziative (e per fortuna) sulla presenza della mafia al nord si gioca ancora a non considerare fondamentale per il tema la latitanza di Dell’Utri che di questo nord è figlio politico. Ha ragione Nando Dalla Chiesa quando scrive:
Purtroppo sono amici anche Silvio e Marcello. Bisogna ammettere che non stanno facendo una bella fine. Ma peggio sta l’Italia, rovinata dai loro progetti e interessi. Pensate: vent’anni in cui il compito principale del parlamento è stato quello di far leggi per salvarli dai giudici. Non ci sono riusciti e questo qualche speranza la dà. Ci sono voluti vent’anni e questo qualche speranza la uccide. Colpa del Senato? No, il Senato non c’entra un piffero, anzi dal 2001 al 2006 è stato il luogo di massima resistenza alla frenesia dell’impunità (io c’ero…). Colpa, invece, dei partiti senz’anima e anche degli italiani che con il loro libero voto li hanno mandati ripetutamente al governo. Chiedo a tutti una cosa: ma ve lo ricordate, sì o no, che Dell’Utri è stato liberamente eletto nel centro di Milano? E che di lui si sapeva già tutto e mancava solo la sentenza dei tribunali? E perché stupirsi allora se in Lombardia dilaga la ‘ndrangheta?
Perché ho la sensazione che convenga a molti farci credere che la storia di Dell’Utri sia una storia siciliana?