Giusto ieri ne parlavamo a Cadorago con tre senatori della Commissione Antimafia: il Cara di Mineo è un’altro “buco” della buona amministrazione e infatti ecco finalmente la notizia:
L’appalto da 97milioni di euro per la gestione del Centro rifugiati di Mineo, in provincia di Catania, finisce in Procura. A spedire gli incartamenti è stata l’Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, ipotizzando che l’appalto sia “in contrasto con i principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, imparzialità e economicità”.
Un vero e proprio terremoto nel comune di Mineo, guidato dal sindaco Anna Aloisi, Ncd, che contemporaneamente presiede anche il consorzio di comuni che gestisce il centro di accoglienza.
Delle criticità del centro rifugiati ne avevamo parlato noi , partendo da quel 2012 in cui Giuseppe Castiglione, attuale sottosegretario all’Agricoltura del governo Renzi in quota Ncd, da soggetto attuatore dell’emergenza migranti, affida l’appalto da 30milioni di euro annui al raggruppamento guidato dalla Sisifo, consorzio che a Catania ha sede in un appartamento dell’onorevole Giovanni La Via, eletto al parlamento europeo nel 2014 con il Nuovo centrodestra. La Via, intervistato da Reportime, ha risposto che a condurre la trattativa per la locazione “è stata un’agenzia immobiliare”.
Nel 2014 si è svolta una nuova gara, alla quale Sisifo ha partecipato con le stesse imprese con cui aveva vinto in precedenza. I criteri di selezione, in due gare diverse, non sono stati modificati -come ha confermato a Reportime il direttore generale del Consorzio che gestisce il centro rifugiati Giovanni Ferrera- e hanno vinto sempre gli stessi soggetti, con un ribasso dell’1%.
A chiedere l’intervento dell’Autorità guidata da Cantone è stato l’imprenditore Emanuele Ribaudo, della Cot Ristorazione di Palermo, unico altro partecipante alla gara che però era stato escluso. Intervistato da Reportime, Ribaudo aveva dichiarato che il bando prevedeva determinati “paletti” che non consentivano, a chi non avesse “conoscenze”, di poter vincere. Questi elementi, come per esempio “aver gestito più di una struttura di accoglienza negli ultimi tre anni e almeno una con un numero di migranti superiore a 1.500 giornalieri; aver gestito negli ultimi tre anni un servizio di ristorazione collettiva non commerciale per un numero di persone non inferiore a 2.000 pasti giornalieri; aver gestito acquedotti destinati al consumo umano per un numero di utenti pari a 3.000 unità”, sono stati passati in rassegna dall’Anticorruzione, ma il direttore generale del Consorzio, Giovanni Ferrera, ha ribadito che l’appalto è stato assegnato dopo l’indizione di una gara europea.
Il Consorzio ha sottolineato che l’appalto è stato predisposto “in conformità con lo schema di capitolato approvato dal Ministero dell’Interno nel 2008”, modello quindi che è stato preso a riferimento da tutta Italia e non solo da Mineo. Il problema però, secondo l’Antincorruzione, non risiede nello schema di bando del ministero, ma nell’assegnazione ad un unico gestore dei servizi di ristorazione, pulizia e accoglienza dei centri per migranti.
È necessario mettere in gara ogni singolo servizio da appaltare, cosa che non sarebbe avvenuta invece a Mineo: tra le imprese che hanno vinto, tutte della stessa cordata, c’è il Sol.Calatino di Paolo Ragusa, che sul proprio portale sottolinea di essere un sostenitore del Nuovocentrodestra. Un partito che nel comune del centro rifugiati, alle ultime europee, ha conquistato il 40% dei consensi (un record nazionale per il partito di Alfano). “Merito della bravura della classe dirigente -ha detto l’imprenditore alfaniano che ha vinto l’appalto Paolo Ragusa- non bisogna fare illazioni”.
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