Per quanto riguarda l’aspetto manageriale, ad oggi, gran parte del sistema di gestione dei beni culturali è basato sul sostentamento pubblico. Quindi, da una parte c’è lo Stato, che gestisce e finanzia i propri beni. Poi ci sono le Regioni e infine i Comuni, che provvedono al patrimonio di loro competenza. Solo una piccola parte di beni è sottoposta al finanziamento privato, soprattutto delle fondazioni bancarie. Anche i privati, però, negli ultimi anni hanno compreso che dalla cultura non si mangia, riducendo i propri investimenti del 30%. Ora, delle due, una. O si è disposti, per evitare il collasso del sistema, ad accettare la presenza sempre maggiore di privati nella gestione dei beni storico-artistici oppure il Governo dovrà individuare nei millenari campanili, nei musei e nelle statue di marmo il tesoretto sul quale puntare. Con molta probabilità, si opterà per la prima.
Vale la pena leggere (e riflettere) sulle parole di Fabrizio Ciannamea.