(Ne avevo scritto già qui e noto con piacere che l’affare si è ingrossato. Innanzitutto la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta. Ecco cosa scrive Stefano Catone.)
Ci sono stati nuovi sviluppi sulla visita della ministra Pinotti al governo Saudita, rispetto alla quale abbiamo interrogato la ministra stessa: come denunciato più volte da più voci, l’Italia ha esportato armi verso l’Arabia Saudita, circostanza vietata dalla legge 185 del 1990, dato che l’Arabia Saudita è un paese che sta conducendo un conflitto.
E’ dal marzo 2015, infatti, che l’Arabia Saudita sta bombardando lo Yemen, nonostante nessuno ne parli. Ed ecco perciò la necessità di avere la massima chiarezza sui rapporti che intercorrono tra il nostro governo e il governo saudita, in ogni momento e in particolare quando la ministra della Difesa si reca in visita a Riad per incontrare tutto lo Stato maggiore dell’esercito saudita, e mentre siti specializzati parlano di «naval deals between both countries».
E se Rete Disarmo e Amnesty International chiedono chiarezza, e se Possibile interroga la ministra, il ministero risponde così,minacciando querele:
Vogliamo chiarezza, le querele non ci spaventano. Ci spaventa il mistero che avvolge la vicenda e ci spaventano le responsabilità italiane sulle morti di civili yemeniti sotto i bombardamenti. Questo sì, ci spaventa.
E ci spaventa ancora di più che le informazioni raccolte nei mesi scorsi abbiano trovato un proprio fondamento, dato che la procura di Brescia ha avviato un’indagine su quanto dicevamo in apertura: la fornitura di bombe “made in Italy” all’Arabia Saudita, in violazione della legge 185/1990. Un’indagine che potremmo definire storica, dato che mai in precedenza ne sono state condotte di simili, ci conferma Francesco Vignarca di Rete Disarmo.
Lasci perdere le querele e le minacce, ministra Pinotti. Faccia fare il proprio lavoro ai giornalisti, risponda in Parlamento alle interrogazioni e ci lasci la libertà di indignarci.
(il post è qui per i quaderni di Possibile)