Nella palestra della scuola “Pablo Neruda” il balletto dei giovanissimi studenti in onore di Matteo Renzi (seduto in prima fila) è in corso da qualche minuto e la rappresentazione per qualche attimo resta sospesa a metà strada tra spontaneità e riverenza al capo del governo. Ma ad un certo punto l’equilibrio si rompe: sulle trascinanti note di “Viva la vida” dei Coldplay i ragazzini innalzano una scritta colorata, “La buona scuola”. Matteo Renzi, studenti, la ministra Stefania Giannini, maestri e professori applaudono la coreografia encomiastica, che rappresenta l’istantanea più curiosa – ma non l’unica – della cerimonia che si è svolta ieri mattina alla scuola elementare e media “Neruda” di Roma in occasione della firma da parte del governo di un protocollo di intesa con Banca europea degli investimenti, Cassa depositi e prestiti per investimenti nell’edilizia scolastica per un valore di 530 milioni di euro in occasione della Giornata per la sicurezza nelle scuole.
Cerimonia breve che in piccole dimensioni ha riproposto la quintessenza del “renzismo”: capacità operativa su tante questioni e al tempo stesso insopprimibile impulso a mettere in “scena” qualsiasi cosa e a farlo sempre e comunque nel segno dell’auto-elogio. Narrazione che, a giudicare da quasi tutti i risultati elettorali degli ultimi due anni e dai sondaggi, sembrerebbe segnare qualche smagliatura. Come conferma la vicenda di ieri. Avendo deciso di usare una scuola per l’annuncio dell’accordo, c’era un precedente che avrebbe dovuto pesare. Erano le prime settimane del governo Renzi e il 5 marzo 2014 l’ingresso del presidente del Consiglio nella scuola elementare Raiti di Siracusa fu salutato da una canzoncina encomiastica: «Facciamo un salto, battiam le mani/ ti salutiamo tutti insieme presidente Renzi». Qualcuno arrivò ad evocare nientedimeno che il duce, sta di fatto che da quel giorno fu vietato alle telecamere delle tv di accompagnare Renzi nelle sue visite sempre più sporadiche alle scuole, comunque sempre elementari e medie.
Ieri mattina il ritorno. Pretesto doppio: l’accordo con la Bei ma anche la prima giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole.I preliminari prevedono una serie di balletti. Protagonisti una ventina di ragazzi. Ma diversi di loro hanno decisamente più di 14 anni e infatti si scoprirà più tardi che fanno parte della «organizzazione» del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della ricerca. Poi interviene la ministra Giannini che, ricordando il valore concreto e simbolico della giornata, sostiene: «C’è un Paese che rivede l’orizzionte, la luce, la speranza». Poi tocca alla preside Brunella Martucci, protagonista della bella impresa di aver aperto dopo 30 anni una scuola in un quartiere periferico. Appena vede alcuni bambini che si allontanano dalla cerimonia, li riprende: «State qui! Sennò si porta la giustificazione! Non facciamo brutta figura». Poi parla il presidente del Consiglio. Simpaticamente e brevemente. In vista del momento più atteso: Renzi che, seduto ai banchi, firma il protocollo di intesa, attorniato da bambini sorridenti. Uscendo un papà ricorda una canzone di Giorgio Gaber: «Vedo bambini cantare, in fila li portano al mare, non sanno se ridere o piangere, batton le mani».