(un magistrale Stefano Catone, compagno di Possibile, ne scrive qui:)
Beppe Sala, in un’intervista video rilasciata un paio di giorni fa, spiega in un minuto e mezzo perché bisogna votare No al referendum costituzionale, e lo fa partendo dalla composizione del nuovo (si spera di No) Senato.
Il nuovo (si spera di No) Senato, infatti, sarà composto, oltre che da 74 consiglieri regionali eletti dai Consigli regionali, anche da 21 sindaci, uno per Regione e uno per la provincia autonoma di Trento e uno per quella di Bolzano (ma non dovevamo eliminarle, le province?). Anche i sindaci saranno eletti dai consiglieri regionali.
La prima domanda è: perché i consigli regionali devono eleggere a senatore un sindaco? Perché non sono i comuni a scegliersi il sindaco che li rappresenterà? La risposta non la sappiamo, ma possiamo intuire le distorsioni causate da un simile metodo di scelta: a) anche il sindaco rientrerà nel mercanteggiamento partitico tra gruppi consiliari e b) il sindaco non avrà un mandato rappresentativo dei comuni.
Lo spiega benissimo Beppe Sala, appunto, il quale dice che farebbe volentieri parte del nuovo Senato perché «sarebbe un altro modo per portare il contributo di Milano, […] la troverei una cosa giusta per poter rappresentare a Roma le nostre istanze». Caro Beppe, cari sindaci che comporrete il nuovo (si spera di No) Senato: stando alla lettura della riforma non si capisce cosa rappresenterete a Roma, ma siamo sicuri che avrete un occhio di particolare riguardo per la vostra città. E allora mi chiedo, da varesino: per quale motivo dovrei sentirmi rappresentato a Roma dal sindaco di Milano? Non è che il sindaco di Milano avrà interesse a far ricadere esternamente al proprio territorio, magari dalle mie parti, cose non esattamente gradevoli? Pensiamo solamente al rapporto che esiste tra l’aeroporto milanese di Linate e l’aeroporto milanese, ma su territorio varesino, di Malpensa, e quello (un po’ meno milanese), ma su territorio bergamasco, di Orio al Serio: quali interessi difenderà il sindaco di Milano?
Sala prosegue dichiarando che il sindaco di Milano potrebbe passare «massimo un giorno a settimana a Roma» e che quindi «dice di Sì, ma dopo aver capito cosa vuol dire l’impegno, però penso che un giorno a settimana si possa fare, di più diventa un po’ difficile». Lo spieghiamo un po’ noi, a Beppe Sala, cosa farà il nuovo (si spera di No) Senato. Il Senato mantiene piena funzione legislativa «per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, […]per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, […] per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni». E’ sufficiente? No, perché il Senato dovrebbe anche stabilire «le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea».
Tutto qui? No, perché comunque «ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti [una minoranza che volesse fare ostruzione quanto ricorrerà a questa possibilità? Tantissimo.], può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva». Il Senato dovrà poi necessariamente esaminare le leggi che fanno valere la clausola di supremazia (secondo la quale il governo si sostituisce alle regioni su materie di competenza di queste) entro dieci giorni dalla trasmissione, e le leggi inerenti al Bilancio entro quindici giorni dalla trasmissione.
Il Senato inoltre può «richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un disegno di legge» e «disporre inchieste su materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali». Il Senato partecipa all’elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte Costituzionale (procedimenti che si esauriscono in un giorno alla settimana, come no…).
Sala non capisce se si possa fare bene il Senatore e il sindaco di Milano. Glielo diciamo noi: no, a meno che – grazie alla clausola di supremazia – non si decida di portare l’alta velocità direttamente a Palazzo Marino.
E cosa farebbe Sala se l’impegno richiesto fosse superiore a un giorno a settimana? «No, no, no… Io sono il sindaco di Milano e quindi in primis devo fare il sindaco di Milano… Se fosse una cosa… Allora a quel punto lì non potrei farlo… Ovviamente non ho nessun dubbio: privilegio Milano sopra ogni altra cosa».
Ecco, appunto.
Ultima nota di colore. Da più parti ci dicono che grazie alla riforma agganceremo gli emolumenti dei consiglieri regionali a quelli dei sindaci, e infatti si dice che questi saranno riportati «nel limite dell’importo di quelli attribuiti ai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione». Peccato che l’indennità di carica di un Consigliere regionale lombardo sia pari a 75.924 euro lordi annui (cui si aggiungono circa 50mila euro di rimborsi ed eventuali indennità legate alle funzioni), e quella del sindaco di Milano a circa 9mila euro lordi al mese, che moltiplicato per 12 fa 108mila euro.