Con il voto segreto sulla “tagliola”, il provvedimento che contiene misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per sesso, genere o disabilità è sostanzialmente affossato, anche se Zan promette ancora battaglia
In Senato ieri sono arrivati tutti alla spicciolata. Nel Partito democratico erano convinti in mattinata erano convinti di avere 146 voti contro 143. Nel centrodestra Calderoli spera che si voti prima di pranzo perché poi avrebbero potuto perdere alcuni dei loro. Nel Pd erano tranquilli. Si sbagliavano.
Per avere un’idea dello spessore della discussione basta ripercorrere alcuni interventi. Si parte con Cucca di Italia Viva che lascia subito intendere le intenzioni: «Oggi stiamo segnando una pagina buia della storia del Parlamento stiamo arroccandoci su soluzioni ideologiche. Urlo fermiamoci. Abbiamo tempo. Mediamo», dice. Del resto manipolare i diritti in ideologia è il trucco antico della destra.
Barboni del gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente-Udc ci mette un po’ del solito benaltrismo: «Questo disegno di legge non salva vite ma forse tutela diritti. Credo ci sia un problema più importante: la crisi economica». Evidentemente Barboni non sa che la politica ha il dovere di occuparsi di più cose contemporaneamente.
Balboni di Fratelli d’Italia ovviamente la butta sul reato di opinione: «Con questa legge si vuole perseguire una penalità ulteriore: introdurre un vero reato di opinione. Con questa legge non rendiamo punibile solo atti di violenza e istigazione alla violenza. Ma rendiamo punibili anche l’istigazione alla discriminazione». Poveretti, temono di non poter più urlare “frocio” a qualcuno. Poi si supera: «Potrebbe diventare reato che un bambino ha una madre e un padre, che un uomo non partecipi a competizioni femminili di donne, di quel religioso arrestato alla metropolitana di Londra che predicava che Dio ha creato uomo e donna». Questo per rendersi conto del livello.
Ronzulli di Forza Italia ha lo slogan già pronto: «Questa legge non combatte l’omofobia è una copertina patinata». E poi: «Se volete imporre ai bambini di 3 anni le teorie gender fluid siamo qui per impedirlo. Non lo voteremo mai». Ancora con la teoria gender, del resto in un’intervista a Fanpage anche Renzi aveva avuto il coraggio di citare una teoria che non esiste da nessuna parte. Romeo della Lega riesce a vincere il premio della cretinata del giorno: «Bisogna dare ai bambini il tempo necessario per essere ciò che vogliono. Si vuole obbligare i bambini a cambiare sesso». Complimenti. La Russa di Fratelli d’Italia dice «Per tanti anni mi sono sentito molto discriminato e non per motivi di sesso e religione ma appartenenza politica. E quindi sono molto sensibile alle discriminazioni. Ma il #ddlZan è un tentativo surrettizio di introdurre un pensiero unico». Poveretto, è stato discriminato.
Si chiede il voto segreto sulla tagliola. Finisce 154 a 131. Applausi scroscianti e festeggiamenti animaleschi del centrodestra. Applaudire un mancato progresso sui diritti ha un nome: oscurantismo. Il ddl Zan è sostanzialmente morto anche se Zan promette ancora battaglia. Del resto anche la comunità Lgbt aveva detto di preferire nessuna legge a una pessima legge. L’Italia resta senza una legge contro l’omotransfobia. Partono le accuse incrociate ma quello che conta è che non si è fatto nessun passo sui diritti. Basta rileggere le dichiarazioni del centrodestra per capire che l’ipotesi di una mediazione con loro è solo una giustificazione meschina. Renzi non c’era, occupato in Arabia Saudita insieme al principe Bin Salman per un evento del FII Institute, la fondazione nel cui board siede proprio l’ex premier.
Alessandro Zan la spiega benissimo: «Una forza politica si è sfilata e ha flirtato con la destra sovranista solo per un gioco legato alla partita del Quirinale. Una battuta d’arresto che comunque non ci ferma è solo momentanea». A proposito: questo è lo stesso Parlamento che voterà il prossimo presidente della Repubblica.
Tanti auguri.
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