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Il matrimonio tra Matteo e Carlo s’è fatto. Ma non c’è da stare tranquilli perché passerà pochissimo tempo prima che si rimettano a bastonarsi di nuovo. Eccoci al nuovo bestiario elettorale.
RESISTENTE COME UN FASSINO
In nome del rinnovamento e dei volti nuovi da portare in Parlamento il Pd decide di concedere la settima legislatura a Piero Fassino, entrato alla Camera per la prima volta nel 1994 con una pausa di 7 anni da sindaco di Torino. Letta avrebbe voluto candidarlo nel plurinominale in Emilia Romagna ma il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini giustamente ha respinto la proposta: “Se ti ritieni leader, prendi i voti a casa tua”, ha detto Bonaccini. Fassino tace. Calati juncu ca passa la china.
BERLUSCONI IN RITARDO
“Di fronte all’inflazione, che sta erodendo i redditi e i risparmi delle famiglie, vogliamo azzerare l’Iva sui prodotti di prima necessità come il pane, la pasta o il latte”. Lo scrive su Twitter il leader di Fi, Silvio Berlusconi. Bella idea, solo che questa proposta l’hanno già fatta praticamente tutti i partiti, in Parlamento e fuori. Ci aspettiamo che domani Silvio annunci l’avvento della televisione a colori.
CHI TROVA UN AMICO…
Dice Carlo Calenda a RTL102.5: “Ho imparato che in politica, a differenza delle aziende, finché non hai chiuso non hai chiuso”. In azienda (e nella vita) invece ha capito che ciò che conta è avere un amico che conta, sempre. Ha trovato Renzi. E conta anche fingersi amico del capo. Per quello c’è (suo malgrado) Mario Draghi.
L’UNICO VERO CENTRO
Clemente Mastella conferma: “Depositeremo il nostro simbolo, ci presentiamo in tutta Italia”. Sul “centro” di Renzi e Calenda dice: “C’è questa incompatibilità caratteriale tra Renzi e Calenda, oggi sembrano tutti damerino ma domani… Questo piccolo polo non prenderà neppure un parlamentare”. Intanto Mastella ha bussato alla porta di Forza Italia per ottenere una candidatura per la senatrice e moglie Sandra Lonardo (nella foto). L’univo vero centro è quello di Mastella e consiste nell’entrarci, a tutti i costi.
VEDO E PREVEDO
Sembra molto probabile che alla fine Matteo Bassetti abbia trovato qualcuno che gli offre un seggio da parlamentare. Dovrebbe essere il partito di Giorgia Meloni a offrire una candidatura sicura al virologo italiano che ha scoperto da poco l’incanto della popolarità. Il 9 febbraio aveva risposto “direi di no” a Radio2. C’è da dire, a sua discolpa, che di previsioni Bassetti non ne ha mai imbroccata una.
BAGNAI, AL PASSATO
Il leghista Alberto Bagnai se la prende con il sindaco di Milano Beppe Sala che bolla come superficiale la proposta di flat tax di Matteo Salvini. Come cambiano le cose. Come fa giustamente notare Luciano Capone “Bagnai era contrario alla Flat tax ma è entrato nella Lega perché Salvini voleva uscire dall’Euro (la svolta economica, secondo lui, necessaria e più importante di tutto il resto). Ora il leghista Bagnai è favorevole alla Flat tax anche se Salvini non vuole più uscire dall’Euro”. Usciamo da Bagnai.
MELONI REDENTA
Meloni rinnega (in inglese) il fascismo e tutti applaudono, Calenda in testa. Dice bene Claudio Riccio: “L’Italia è l’unico paese al mondo in cui se una persona che fa politica da sempre, dice, per la prima volta in vent’anni (e per evidente opportunismo), ‘è sbagliato sterminare milioni di ebrei’ le si dice anche ‘Brava!’”.
ECOLOGIA LESSICALE
Facciamo un patto, chiamiamo le cose con il loro nome. Meloni e compagni non sono “centrodestra”: sono destra. In tutti i Paesi del mondo non ci si vergogna a scriverlo. O forse se ne vergognano anche loro?
12- Segue
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