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Elezioni, la campagna elettorale fa emergere il peggior populismo da tutti i partiti

Sarà la fretta, sarà l’estate, saranno le alleanze che si sono dovute decidere sul filo del rasoio, ma questa campagna elettorale agostana dell’anno 2022 sarà ricordata come quella con il peggior populismo di tutti i partiti, nessuno escluso. Qualcuno la definisce “un circo” ma
l’allenamento e la dedizione di chi si occupa di arti circensi non merita questo epiteto. Di sicuro siamo di fronte a una competizione politica in cui i contenuti evaporano dentro a una vignetta, strizzati in un tweet e in cui l’endogamia appare il tratto comune. In un momento cruciale per la crisi energetica, per la fame nel mondo (ci siamo già dimenticati le conseguenze della guerra  sull’alimentazione mondiale che rimedivano i giornali qualche mese fa), mentre il cambiamento climatico sconvolge gli equilibri e le economie, in Italia ci si diletta da settimane sui piccoli rancori personali di qualche leader d’accatto.

Matteo Salvini a Lampedusa (Getty Images)

Lo scollamento tra capi partito e cittadini

Venerdì, solo per fare un esempio, la coalizione di centrodestra che governerà l’Italia tra un mese ha passato tutto il giorno a veicolare due messaggi opposti: Salvini recuperava quella stolta tiritera del ripristino della leva obbligatoria e Silvio Berlusconi in contemporanea si mostrava fiero di averla tolta. Che due leader (che saranno di governo) spendano un’intera giornata litigando tra loro su un argomento che non interessa praticamente a nessuno rileva lo scollamento tra le preoccupazioni dei cittadini (bollette, lavoro, povertà, inflazione, cambiamenti climatici, sanità ingolfata anche senza pandemia) e i divertissement dei capi partito.

Enrico Letta (Getty Images)

Dai leader nessuna idea di Paese proiettata sul futuro

È anche la campagna elettorale in cui i programmi sembrano solo un orpello obbligatorio, una stanca compilazione di carte dovuta alla burocrazia, come se il voto debba essere figlio dell’antipatia per altri più che della convergenza nella visione del Paese. Non c’è, nelle dichiarazioni e nei programmi, un’idea di Paese che vada più lunga di dopodomani. Si passa dai feticisti dell’agenda Draghi (che perfino Draghi ha smentito) in onore di una nostalgia freschissima già diventata mitica alla santificazione dei “tempi dei nonni” senza nessuna coniugazione con il presente. Poi, come al solito, si abusa della paura: “Votate noi perché se arrivano quelli sarà un disastro”, ripetono i partiti che ancora oggi (ce ne siamo già dimenticati?) governano con quelli. Altri, ritenendosi scaltri, invece ammettono di confidare che questa campagna elettorale non decida nulla e che si ritorni a un bel governo “con tutti dentro” lasciando fuori il primo partito in Italia, dimostrandosi poco avvezzi alla democrazia.

Giorgia Meloni (Getty Images)

Dalla guerra alla pandemia, i grandi temi scomparsi

A traino di questo spettacolo poco edificante c’è la stampa, la solita vecchia stampa, che nel dubbio decide di inginocchiarsi già ai papabili di governo con l’imbarazzante complesso di inferiorità di chi crede che i giornali (e le radio e le televisioni) debbano farsi trovare pronti come megafoni del prossimo governo. Così chi ieri era un diavolo oggi viene morbidamente santificato. La destra viene chiamata centrodestra per non irritare qualcuno, il centrosinistra lo si vorrebbe a tutti i costi liberale, i liberali che in questo Paese contano sempre pochi punti percentuali diventano la lente con cui si dovrebbe guardare il mondo e mentre si riabilitano vecchi arnesi reduci dal fascismo contemporaneo ci si diverte a impallinare chiunque abbia idee non consone al moderatismo conservatore che si è truccato da riformista. I grandi temi che hanno infervorato questi ultimi mesi (guerra, pandemia) sono scomparsi. Una campagna elettorale così bassa è riuscita ad abbassare anche il dibattito generale. Poi dal 26 settembre ripartiranno i sermoni dei soloni moralisti a dirci che tutto fa schifo. E come al solito nessuno potrà fargli notare di essere stati, anche loro, un ottimo concime.

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