Ieri il testo della manovra di quelli che hanno passato l’intera campagna elettorale a dirci che erano “pronti” è dovuta tornare per la seconda volta in commissione Bilancio alla Camera per essere corretta. La Ragioneria dello Stato ha evidenziato con il pennarello blu 44 errori e ha chiesto uno stralcio.
È saltato il finanziamento triennale a Radio radicale poiché per il 2024 e il 2025 non c’erano i soldi per poterlo coprire. Sono state riviste anche le norme sul bonus cultura ai 18enni poiché mancavano le coperture. Sullo smart working dalle parti del governo non avevano fatto i conti con la sostituzione di professori e insegnanti.
La Ragioneria di Stato ha contestato anche l’aumento di risorse al ministero per l’Agricoltura: una norma, scrivono, «foriera di generare o ampliare disparità di trattamento rispetto ad altri ministeri, con verosimili onerose richieste emulative da parte di quest’ultimi».
La Legge di Bilancio è rimasta per sei giorni in commissione, mentre i partiti della maggioranza litigavano tra di loro. Appena arrivata in Aula è stata rispedita indietro per correggere gli errori compiuti (tra cui un emendamento del Pd votato per errore dalla maggioranza che sarebbe costato mezzo milione di euro che non c’è).
Hanno dovuto bloccare lo scudo penale ordinato da Silvio Berlusconi. Hanno ritirato le proposte su Pos, su innalzamento del tetto dei contanti, sull’eliminazione dello Spid. Da settimane parlano del protocollo del ministro Piantedosi sulle Ong (che già sappiamo essere illegittimo, anche solo da ciò che ha anticipato il ministro) ma ancor non si vede. Non c’è nessuna idea a lungo raggio al di là delle consuetudini già in vigore con il governo Draghi. Improvvisazione e mancanza di coesione nella maggioranza: alla fine servirà mettere la fiducia per riuscire a stare nei tempi.
Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in una intervista al Corriere della Sera, dice che nella manovra ci sono i loro “punti di forza”. A posto.
Buon venerdì.