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M5S, sinistra e liste civiche. Il laboratorio lombardo resta

L’apertura del M5S alle alleanze in Lombardia, anche con il Pd sul nome di Pierfrancesco Majorino (nella foto), ha già attivato sulla stessa lunghezza d’onda i territori.

L’intesa sui programmi con il M5S inizia a riprodursi nei Comuni. E il nome di Majorino cresce malgrado il Pd a pezzi

Non sembra a caso che in Comuni rilevanti, come Cologno Monzese, dove si andrà a votare per il sindaco poco dopo la Regione (a maggio prossimo) si siano già aperti tavoli di trattative con altre formazioni civiche e Sinistra Italiana sui programmi e le cose da fare per battere le destre. Ma se tutto questo – che lo si chiami campo largo o giù di lì) è retroguardia o un laboratorio politico per il futuro.

Fatto sta che a differenza del Lazio, dove i Cinque Stelle correranno contro il Pd, in Lombardia ingrana la campagna elettorale comune per portare Majorino alla presidenza di Regione Lombardia. Certo, non è stato facile scrollarsi di dosso le tossine della rottura prima delle elezioni politiche e non è stato breve: solo da qualche giorno Giuseppe Conte ha dato il via libera dopo un confronto sul programma con i dem e dopo avere parlato personalmente con l’eurodeputato del Pd.

Oltre alle scorie della rottura del “campo largo” sul piano nazionale, in Lombardia il Partito democratico ha dovuto trovare la quadra per votare la deroga alle primarie previste dallo Statuto del partito, decidendo di convergere sul nome di Majorino con un’alleanza che tiene insieme Sinistra Italia, Verdi, e Reti Civiche oltre al M5S.

A favorire tale matrimonio è stata indubbiamente anche la scelta del cosiddetto Terzo polo di convergere su Letizia Moratti che ha deciso di sfidare il leghista Attilio Fontana tentando un’inversione a U che riuscisse a sfondare anche nel campo del Centrosinistra. Missione evidentemente fallita visto che il segretario regionale Pd Vinicio Peluffo ha chiuso fin da subito le porte a qualsiasi tentativo di abboccamento.

La scorsa settimana a complicare la situazione c’è stato lo scandalo in Europa del cosiddetto Qatargate che ha agitato (per poco, a dire la verità) la coalizione più per le strumentalizzazione di Moratti e Centrodestra (con l’amplificazione dei giornali amici) che per un reale dubbio dei partiti nei confronti dell’esperienza di Majorino nell’Europarlamento. Ora comunque il legame è ben saldo.

Trovato l’accordo su sanità, trasporti e ambiente (i punti centrali della politica regionale) M5S e Partito democratico appaiono i due cardini del fronte del Centrosinistra, riproponendo lo schema previsto inizialmente da Letta per le elezioni nazionali, salvo poi gettare tutto a mare e regalare Palazzo Chigi alla destra, oltre che condannare il Pd alla deriva verso la quale sta andando in attesa di trovarsi un nuovo segretario.

Ma quanto influirà l’esperienza lombarda sul piano nazionale? Questa è la vera domanda. Ci sarà ovviamente da aspettare i risultati, però è evidente che i rapporti con il Movimento Cinque Stelle sono tra i grandi temi del congresso dem. Il candidato favorito, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha più volte ribadito la sua volontà, nel caso diventasse segretario, di riunire il campo del Centrosinistra con il partito di Conte e con il Terzo polo (senza spiegare per ora come conciliare moltissime posizioni radicalmente opposte.).

La candidata Elly Schlein (che non piace a Renzi e Calenda) ha parlato di “punti di contatto” con il partito di Conte mentre il suo coordinatore della campagna, il senatore Francesco Boccia è stato chiarissimo: “coordinerò la sua campagna e ricuciremo con il M5S”, ha detto qualche giorno fa a Repubblica. Di “alleanza imprescindibile” con il Movimento ha parlato anche l’ultimo candidato per la guida del Nazareno, Gianni Cuperlo.

Una mossa che ieri ha aggregato il politologo Piero Ignazi, secondo cui “Grazie al suo profilo, Cuperlo può alzare il livello del dibattito di queste primarie”, e se nel 2013 la sua posizione era molto debole, in un momento in cui la forza di Renzi era straripante, oggi è tutta un’altra cosa.

Per questo la campagna elettorale in Lombardia rischia di essere un vero snodo politico nazionale, più del muro contro muro con cui è finita l’esperienza di governo comune nel Lazio, dove dem e Cinque Stelle hanno lavorato fianco a fianco nella Giunta di Nicola Zingaretti, senza che nascesse l’inceneritore ora nei piani dell’erede dell’ex governatore, Alessio D’Amato. Dopo l’esperienza del secondo Governo Conte, la Lombardia è quindi il primo vero tentativo di allineamento tra dem e Cinque Stelle per immaginare un futuro di governo.

E nel territorio lombardo l’intesa potrebbe ripetersi anche per le prossime elezioni amministrative, come sembra fare da battistrada il tavolo di confronto aperto a Cologno Monzese per “dare vita a un fronte progressista inclusivo” per “un reale progetto di rinnovamento politico”. Il futuro potrebbe essere già qui.

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