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Le bugie di fine anno

Sia benedetta Pagella Politica che tutti i santi giorni si prende la briga di verificare la veridicità di quello che affermano i politici nostrani. In un Paese normale, a ben vedere, sarebbe un compito della stampa ma poiché il leaderismo dalle nostre parti è un virus che fiacca molti giornalisti tocca ai cosiddetti siti di fact-checking.

Si scopre così che Meloni mente quando dice «I condoni non ci sono nella nostra legge di Bilancio» poiché la legge di Bilancio contiene la cosiddetta “tregua fiscale”, che raccoglie alcuni provvedimenti come lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali fino a mille euro, relative al periodo 2000-2015, e la possibilità di ripagare tutto il dovuto al fisco, con uno sconto però sulle sanzioni e gli interessi. Poiché secondo l’enciclopedia Treccani, un condono fiscale è un «provvedimento legislativo che prevede un’amnistia fiscale e ha lo scopo di agevolare i contribuenti che vogliano risolvere pendenze in materia tributaria» e nella letteratura scientifica internazionale, il “condono” (in inglese tax amnesty) è definito come «l’opportunità data ai contribuenti di saldare un debito con il fisco, inclusi gli interessi e le more, pagandone solo una parte» quello del governo Meloni è un condono.

È falsa anche la frase «la morale da chi, oggi all’opposizione, ma quando era al governo ha liberato i boss mafiosi al 41-bis con la scusa del contagio da Covid […], non me la faccio fare». Giuseppe Conte (a cui si riferisce Giorgia Meloni) ha approvato un decreto per favorire il ricorso alla detenzione domiciliare per una serie di detenuti. Tra questi, però, non rientravano le persone condannate per reati particolarmente gravi, tra cui quelli di stampo mafioso.

È una bugia anche quella di Giorgia Meloni che dice «l’estensione della tassa piatta per le partite Iva con fatturato fino a 85 mila euro non discrimina i lavoratori dipendenti». Almeno tre organismi indipendenti, durante le audizioni in Parlamento sul disegno di legge di Bilancio, hanno sollevato critiche verso il provvedimento difeso da Meloni. Stiamo parlando della Banca d’Italia, della Corte dei Conti e dell’Ufficio parlamentare di bilancio.

Ovviamente bugie anche su contanti e evasione. «Negli ultimi dieci anni quando c’è stata meno evasione fiscale è quando c’era il tetto al contante a 5 mila euro», dice Giorgia Meloni. Come fa notare Pagella politica «qui Meloni ha ripetuto lo stesso errore già commesso durante il primo video della rubrica “Gli appunti di Giorgia”. A sostegno di questa tesi, la presidente del Consiglio aveva mostrato un grafico realizzato da Unimpresa secondo cui nel 2010, quando il tetto al contante era a 5 mila euro, l’evasione fiscale stimata in Italia aveva avuto un valore pari a circa 83 miliardi di euro, il dato più basso registrato fino al 2019. Il grafico in questione, così come la dichiarazione di Meloni, è però impreciso e fuorviante. Da un lato, il dato sull’evasione del 2010 è parziale, perché non tiene conto dell’evasione di alcune imposte e di quella dei contributi previdenziali, calcolati invece nelle stime degli anni seguenti. Dall’altro lato, ha poco senso valutare l’efficacia del tetto al contante nel contrasto dell’evasione comparando i valori annuali dell’evasione con quelli dei limiti all’uso del contante. Per valutare il contributo del tetto al contante servono studi scientifici. Come hanno spiegato nelle audizioni sul disegno di legge di Bilancio per il 2023 la Banca d’Italia, la Corte dei Conti e l’Ufficio parlamentare di bilancio, alcuni studi hanno mostrato che in Italia il tetto al contante può contribuire a ridurre il fenomeno dell’economia sommersa e dell’evasione».

Buon venerdì.

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