Una “svolta politica”. Il politologo Jean-Yves Camus (direttore de l’Observatoire des radicalités politiques alla Fondation Jean Jaurès) è sicuro che il voto di lunedì sulla riforma delle pensioni voluta da Macron cambierà la scenario francese a partire dalla “divisione sempre più forte dei Républicains, i cui vertici non sono riusciti a far votare tutto il gruppo parlamentare a favore della riforma.
In Francia le organizzazioni sindacali intensificano la lotta per i diritti. Da noi offrono il palco alla Meloni
Abbiamo una socialdemocrazia debole a fronte di una Lfi (La France Insoumise) e una destra debole a fronte del Rn (Rassemblement National)”. E la piazza Per Camus, “le manifestazioni andranno avanti. Le grandi manifestazioni sindacali, come quella prevista per giovedì (domani, ndr), non pongono problemi: i sindacati le inquadrano correttamente e – come ha detto Laurent Berger, segretario generale della Cfdt – non vogliono una violenza che allontanerebbe dal movimento sociale una parte dei lavoratori.
Il problema sono le manifestazioni spontanee, quotidiane, relativamente piccole ma molto mobili, nelle quali l’estrema sinistra del tipo “black bloc” si palesa e dove compaiono anche giovani poco politicizzati ma estremamente e spesso violentemente ostili al governo. Quelle manifestazioni logorano le forze dell’ordine e possono sfociare in dramma”. Quanto infine ad una via di uscita dalla crisi, “la conosceremo forse… dopo l’intervento del presidente”. “Ma io non ne vedo”, confessa Camus. Da parte sua Macron ha confermato di non prevedere lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e di non pensare a un rimpasto di governo.
Ma per strada la protesta continua: “Più di 1.200” manifestazioni non autorizzate e “a volte violente” si sono svolte in tutta la Francia da giovedì, quando il governo ha innescato all’articolo 49.3 per adottare la controversa riforma delle pensioni. Il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin, esprime il suo “pieno appoggio” alla polizia. Il ministro ha detto che da giovedì “94 agenti” sono rimasti feriti e ha annunciato che si recherà al “capezzale dei poliziotti feriti a Parigi”.
Darmanin ha sostenuto che la polizia ha affrontato “una molteplicità di azioni non autorizzate, spesso violente, come tentativi di appiccare il fuoco a sottoprefetture e prefetture, attacchi a municipi o uffici parlamentari, blocchi delle vie di comunicazione”. La polizia francese ha eseguito quasi 300 arresti durante le manifestazioni di piazza stando a quanto riferito ieri dalle autorità, sono state 425 le persone fermate, di cui 234 a Parigi per “danni da incendio”. In particolare, riportano oggi i media francesi, sono stati dati alle fiamme bidoni della spazzatura. La Polizia nega arresti ingiustificati e atti di “violenza eccessiva”.
Al di là delle violenze dei manifestanti la Francia propone una serie di scioperi e di manifestazioni e assemblee compatte. Sembra così lontana dall’Italia che subisce la delega fiscale offrendo il palco alla presidente del Consiglio nelle assemblee dei sindacati. Il “blocco sociale” da noi lo si accarezza con qualche comunicato stampa e lo si invoca alle elezioni. La lezione francese è quella di un’opposizione sempre attiva che passa dalle piazze e che vede i sindacati usare tutti gli strumenti possibili per mettere pressione al governo. Fanno i sindacati, appunto.
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