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Il 25 aprile, la finta pacificazione e la normalizzazione del fascismo

La chiamano pacificazione ma è solo un tentativo di parificazione. L’unica pacificazione che hanno in testa alcuni sghembi dirigenti di partito (e di Stato) alla stregua di La Russa è la legittimazione dell’essere stati fascisti, del dirsi fascisti, del chiedere voti ai fascisti. Tutto il resto è futile moina che serve ogni giorno a erodere l’antifascismo in Italia e a coprire di nebbia ciò che è Stato.

La tarantella mortifera sul 25 aprile e il “pericolo fascista” costantemente ignorato 

La tarantella intorno al 25 aprile è un ballo mortifero a cui ci tocca assistere ogni anno. Dai tempi del 1994, quando Silvio Berlusconi «si era portato appreso i fascisti del Msi di Fini non ancora sbiancati nelle acque purificatrici di Fiuggi, gennaio 1995» (Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, il 22 aprile di quattro anni fa) e il Senatùr Umberto Bossi decise per protesta di presentarsi alla manifestazione di piazza promettendo di andare a prendere i fascisti “casa per casa”. Già quell’anno qualcuno scrisse che la sinistra non avrebbe dovuto agitare lo spettro del fascismo inutilmente. Non serve a niente, dicevano, figurarsi se esiste un pericolo fascismo in Italia. Sono passati quasi 30 anni e la seconda carica dello Stato nel giro di poche settimane è riuscito a spargere un veleno inimmaginabile sul 25 aprile che viene. Ogni volta La Russa (o chi per lui) segue il solito schema: prima la provocazione con un evidente falso storico o strafalcione giuridico, poi l’accusa di essere stato male interpretato e strumentalizzato e infine una veloce ritirata in attesa della prossima provocazione. Accade con il presidente del Senato ma accade, da anni, con ogni provocatore nostalgico a qualsiasi livello politico. Anche le reazioni sono cicliche e identiche: c’è chi si indigna, c’è l’Anpi insieme alle associazioni antifasciste che faticosamente prova e puntellare la memoria, ci sono le richieste di dimissioni che durano il tempo di finire in pagina sui giornali del giorno dopo e immancabili ci sono quelli che, come 30 anni fa, dicono che non esiste nessun “pericolo fascismo”.

La Russa alle prese con la discussione sul 25 aprile in Senato
Il presidente del Senato Ignazio La Russa (Getty Images).

Da “carico residuale” a “sostituzione etnica”: così è stato sdoganato il vocabolario anti-antifascista

Un Paese che si avvita ogni volta allo stesso modo, sempre uguale a se stesso, senza nessun passo in avanti. I passi indietro sono evidenti: dal «carico residuale» di Piantedosi riferito ai migranti alla triste scena del governo che vola a Cutro per prendere in prestito il nome di un decreto ancora più stringente con chi salva vite, dalla riscrittura della storia su via Rasella fino alla teoria della sostituzione etnica del ministro Lollobrigida che giù fu di Meloni e Salvini. Il vocabolario degli anti-antifascisti è ormai sdoganato negli scranni più alti del Paese. Quasi quotidianamente l’anti-antifascismo è sulle prime pagine e negli editoriali di alcune testate nazionali. Un braccio teso non è più una notizia, si perde nelle cronache locali. Ogni giorno si “normalizza” un pezzo di fascismo in più, nelle parole e nelle azioni.

La responsabilità è anche di chi ha assicurato a La Russa i voti mancanti per diventare presidente del Senato

La pacificazione è solo una foglia di fico. La legittimazione del fascismo avviene anche restringendo le sue responsabilità. Riconoscere ad esempio la responsabilità del fascismo italiano nello sterminio degli ebrei è un passaggio che serve nelle intenzioni per “salvare” quello che “di buono” c’è stato. Trovato quello spiraglio basterà allargare piano piano il “buono” perché il fascismo negli anni si trasformi in un periodo aureo che ha avuto la pecca di commettere qualche errore. E così l’impianto ideologico sarà ben saldo e pronto per essere verniciato a nuovo e calato nel presente. Tra le molte cose che si ripetono ci sono anche i cretini, quelli che dall’esterno convergono con i nostalgici del fascismo e ne consentono la riabilitazione. La domanda che nessuno pone in questi giorni in cui discetta di responsabilità storiche e presenti è: chi ha dato a La Russa i voti che non aveva nel suo schieramento per diventare presidente del Senato? Ecco, la responsabilità dell’intossicazione di questi giorni è anche loro. O no?

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