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Cosa ha detto Saviano

Che non passi sotto traccia la vittoria in tribunale dello scrittore Roberto Saviano contro il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Nel 2018 lo scrittore aveva scritto su Twitter: «Sangiuliano direttore del Tg2! Peggio non si poteva. Vicedirettore del Tg1 con Berlusconi, galoppino di Mario Landolfi, Italo Bocchino, Nicola Cosentino, Amedeo Laboccetta. E ora la promozione: con il governo del cambiamento (ovvero giallo-verde, ndr), al sud, la società incivile non perde posizioni, anzi». Poi aveva rilanciato sul suo account Facebook: «Tutto questo è ammissibile solo in un’ottica di spartizione, non certo di alleanza, né di applicazione del contratto di governo. Solo in una spartizione si può giungere a un tale livello di cinismo. E adesso Sangiuliano diventa addirittura direttore del Tg2, direttore in quota Lega. E a chi dice che la Lega non è più antimeridionale rispondo: ma non vedete come, con l’avallo del M5S, continua la triste tradizione di valorizzare il peggio della cultura, della politica».

Sangiuliano ha deciso di querelare. E ha perso. Ha perso perché in effetti l’attuale ministro della Cultura è politicamente vicino all’ex sottosegretario del governo Berlusconi da poco condannato in via definitiva per essere stato il punto di riferimento politico del clan del Casalesi. Sangiuliano ha perso perché da direttore del Tg2 ha querelato uno scrittore lamentando danni alla sua carriera e nel frattempo la sua carriera l’ha portato a capo di un ministero. Ha perso perché in questo Paese – per fortuna – ci si può ancora permettere di collegare le persone, i fatti, le provenienze culturali e politiche. Sangiuliano ha perso perché spesso tocca agli scrittori, agli intellettuali o agli attivisti svolgere il ruolo che dovrebbe essere dei giornalisti.

Per un gioco di tempi e ricorrenze Sangiuliano ora deve fare i conti con una vicenda che risale a cinque anni fa e cinque anni dopo ci ricorda le provenienze dei membri di questo governo. Mentre la commissione Antimafia rimane in stallo le sentenze parlano. Come dice giustamente Saviano «Giorgia Meloni – non è un dettaglio, anche se oggi passa sotto silenzio – è stata ministra della Gioventù nel 2008, nello stesso governo e nella stessa coalizione di Nicola Cosentino, condannato in via definitiva a 10 anni di carcere». L’ex sottosegretario che adesso è nel carcere di Rebibbia. «Giorgia Meloni non ha nulla da dire al riguardo?»

Giorgia Meloni non risponderà. E non querelerà nemmeno.

Buon mercoledì.

Il ritratto di Saviano è tratta dal sito del festival Trame, contro le mafie. Tutti gli eventi del Festival si possono seguire sui www.tramefestival.it (dove è possibile trovare anche tutte le edizioni precedenti

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