Per il ministro Giuseppe Valditara, manco a dirlo, doveva essere “una rivoluzione”. Il ministro della Scuola e del Merito immaginava 40mila professori delle superiori nei percorsi di formazione per la funzione di tutor e di orientatore, lasciando poi ai dirigenti la selezione tra i professori che avrebbero dovuto candidarsi su base volontaria. Non è andata propriamente così.
Per il ministro Valditara si annuncia un altro flop. Sindacati in rivolta contro i percorsi di formazione per la funzione di tutor e di orientatore
Di “merito” nell’idea del governo ce n’era pochissimo. Il tutor arriverebbe a guadagnare tra gli 2.850 e i 4.750 euro lordi per intervenire su gruppi composti da 30 o 50 studenti. I conti al netto sono semplici: si tratta di poco più di 7 euro all’ora. Dell’inutilità di nuove figure professionali sotto pagate in questa scuola non se ne sente proprio il bisogno.
Come sottolinea Cobas Scuola si tratta di un’ulteriore “perdita di ruolo dei docenti disciplinari e alla destrutturazione del processo didattico-educativo: non saranno più la formazione culturale e la consapevolezza critica a determinare la scelta del percorso post-scolastico, ma le competenze di apprendimenti personalizzati”, dicono i Cobas.
Secondo la Flc Cgil “si tratta di un modello che si sovrappone all’attuale impostazione didattica delle scuole, fondata sulla corresponsabilità dei consigli di classe. Avrebbe avuto senso l’istituzione di un tutor per classe e non per gruppi così estesi con scarsa efficacia di orientamento del singolo”. Il fallimento previsto si è avverato.
I numeri che arrivano dalle scuole in previsione della chiusura del bando a fine mese sono impietosi: “Sono ormai tantissime le scuole italiane in cui è in corso una vera e propria rivolta contro l’idea di Valditara di trasformare i professori e professoresse in tutor a 7,34 euro l’ora. C’era da aspettarselo. Da anni il corpo docente chiede salari più alti, non lavoretti part-time per arrotondare”, spiega Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi Sinistra.
“Il tema è alzare gli stipendi di tutti e non solo di chi – prosegue la parlamentare rossoverde della commissione cultura di Montecitorio – si trova nella condizione, o nella necessità, di fare lavoro in più per pochi euro. I professori e le professoresse devono essere messi in condizione di occuparsi pienamente della didattica, riversando sull’insegnamento tutte le proprie energie. Questa priorità è già stata messa in discussione dal continuo aggravio burocratico a cui gli insegnanti sono stati sottoposti. Come fossero degli amministrativi o dei funzionari. Ora la novità è il docente tutor, orientatore o consulente”.
Secondo Piccolotti si tratta dell’ennesima “scelta inutile del Governo laddove per combattere la dispersione scolastica servirebbe il riconoscimento della professionalità dei docenti con un aumento generalizzato della retribuzione, almeno fino alla media europea, e l’aumento del numero degli insegnanti e del tempo scuola in tutti gli istituti, soprattutto nelle aree a grave disagio sociale ed economico”.
I bandi per il corso di formazione di 20 ore per diventare “tutor” è andato deserto. I docenti, com’era immaginabile, non rinunciano a ore per l’istruzione dei ragazzi per “formarsi” a un ruolo che è già nelle loro funzioni. I “tutor” rimangono un’idea buona per averci fatto la conferenza stampa.
“Aspettiamo i numeri, gli esiti finali delle candidature a tutor e poi vediamo. Anche se ritengo che l’operazione tutor e orientatore andava costruita, proprio dal punto di vista comunicativo, in modo più approfondito e più organico”, dice Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola. La scadenza delle candidature è fissata per il prossimo 31 maggio. Il finale è già scritto.
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