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Avanza il camerata Bignami. Un altro flagello si abbatte sull’Emilia-Romagna

Se non dovesse essere il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini (Pd) il prossimo commissario straordinario in Emilia Romagna, Giorgia Meloni ha già in mente il suo nome: il suo compagno di partito viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami. La Lega sta lavorando alacremente a qualche nome dei suoi ma questi mesi hanno già chiarito che le scelte di Meloni sono le uniche che contano. Lui, Bignami, ieri ha parlato in un’intervista a QN: “La stima di un miliardo di danni alle infrastrutture regionali di Bonaccini è “destinata a cambiare nelle prossime settimane, sia a causa delle frane sia per le altre lesioni subite dal territorio.

Il vice ministro di FdI, Galeazzo Bignami, fotografato con la divisa delle SS in pole per il ruolo di commissario all’emergenza alluvione

L’orografia di interi luoghi è stata trasformata: ci aspetta una lunga fase non solo di ripristino, ma anche di vera e propria progettazione di strade e infrastrutture danneggiate”, dice. “Tutte le strade che si potevano liberare – spiega – sono già state liberate, altre presentano lesioni così significative che il loro recupero è impossibile in condizioni di sicurezza, altre infine non esistono proprio più”. Per l’estate però “sono convinto che le principali strade saranno tutte riattivate per garantire, a chi vorrà andare in vacanza in Romagna, di poterlo fare. Così come di raggiungere e muoversi da quei territori per ragioni lavorative”.

Difficile non riconoscere nelle sue parole la postura di chi pregusta la sedia da commissario. Nel pomeriggio di ieri il viceministro ha incassato anche l’endorsement del berlusconiano Alessandro Cattaneo: “Bignami è stato un amministratore locale ed è legato al territorio, e oggi ha un ruolo operativo. Come lui ci sono altre figure, per me quando si parla di queste emergenze vanno scelte le persone migliori al di là dell’appartenenza al partito”, ha detto il deputato di Forza Italia. Ma qual è il curriculum di Bignami che lo proietta nel novero degli abili gestori di un’emergenza Galeazzo Bignami è salito agli onori della cronaca per gesta non sue: in diretta a Sanremo Fedez ha strappato la foto in cui il viceministro era allegramente travestito da gerarca nazista. “Era solo una festa di addio al nubilato”, ha spiegato Bignami. Del resto chi di noi non si è mai vestito da nazista per ridere in compagnia

Attivo nella politica bolognese dal 1996, Bignami è stato prima consigliere comunale e poi regionale, prima di diventare deputato con Fratelli d’Italia nel 2018. Di lui si ricordano le prese di posizioni contro i diritti (degli altri). Come raccontò l’Espresso, per esempio, presentò un esposto alla Procura contro il centro per la comunità Lgbtq+ Cassero di Bologna, definendolo luogo di “iniziative volgari che offendono l’intelligenza e il decoro di chiunque abbia un minimo senso di decenza”. Sua fu la richiesta di cancellare la serie A casa dei Loud, perché un personaggio veniva presentato come bisessuale, e quella di schedare le scuole di Bologna con un bollino rosso, giallo o verde a seconda del livello di “ideologia gender” contenuta nei programmi scolastici contro omofobia e bullismo.

Una vita passata a contestare i Gay Pride, le manifestazioni che celebrano le conquiste per i diritti civili e l’uguaglianza della comunità Lgbtq+, e contro il Gender bender festival, finanziato con fondi europei pari a 1 milione e 200 mila euro, che secondo Bignami servirebbe a “smontare la sessualità maschile e femminile, irridere la religione ed esaltare le forme di dominio e di sottomissione gay”.

Bignami ha anche tentato di limitare il diritto ad accedere all’interruzione di gravidanza per le donne in Emilia Romagna, proponendo di riformare il sistema dei consultori e ridurre gli aborti. Contemporaneamente si è anche impegnato in una “schedatura” discriminatoria in diretta Facebook, andando a leggere ad alta voce i nomi degli inquilini della case popolari nel quartiere della Bolognina, violando la privacy delle persone per denunciare la “sostituzione etnica”, per la presenza di persone di origine straniera tra gli inquilini. Un commissario perfetto, insomma, con un curriculum incontestabile.

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