Ci avevano detto che sarebbe stata un guerra rapida e indolore. Si erano sbagliati, era facile da prevedere. Ora la guerra appare ogni giorno più lunga, inchiodata in uno stallo che sembra non preoccupare i governanti. Ci siamo abituati all’idea della convivenza del conflitto. Ci avevano detto che sarebbero state armi “solo difensive”.
L’hanno detto loro, l’hanno ripetuto in ogni dove. Poi con le “armi difensive” ci hanno comunicato che si stava preparando “la controffensiva”. Ma noi ormai ci siamo abituati alle bugie che bombardano tutte le guerre. Ci avevano detto che non avrebbero mai concesso all’Ucraina di allargare il conflitto sul suolo russo. Anche in questo caso: ce l’hanno detto loro.
Poi sono arrivati gli attacchi sul territorio russo – un innalzamento inevitabile e immaginabile dello scontro – e abbiamo avuto un fremito la prima volta, un singhiozzino la seconda e poi ci siamo abituati. Ieri Berlino, Londra e la Nato ci hanno spiegato che “Kiev ha il diritto di attaccare il territorio russo”. Si sono smentiti da soli ma noi ci abbiamo fatto l’abitudine. Ci avevano detto che non ci sarebbe stata “un’economia di guerra”. Anzi andavano ripetendo che le armi agli ucraini “non avrebbero intaccato i bilanci dei Paesi europei”.
Sia chiaro: sono stati loro a garantirlo. Ieri l’Eurocamera ha votato per aprire i cordoni anche del Pnrr che l’obiettivo ce l’ha scritto nel nome: Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ora è diventato anche Missili e Munizioni. Qui non si tratta di ribadire il diritto alla difesa di Kiev. Qui siamo immersi nell’acqua che poco a poco si scalda e sta cominciando a bollire. E noi siamo le rane.
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