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Su Forza Italia c’è una sola certezza. Morto un Berlusconi non se ne farà un altro

“Ti renderemo orgoglioso” è l’ultimo messaggio che la presidente Giorgia Meloni ha voluto lasciare a Silvio Berlusconi. “Sembrava una minaccia” scherza, ma non troppo, un deputato forzista della prima ora. La tentazione del partito unico di Meloni non è un segreto. La “svolta moderata” però è un progetto lungo, immaginabile al massimo per il 2024, sicuramente dopo le elezioni europee. Per questo l’unico progetto realisticamente in campo in questo momento è di riuscire a congelare la situazione in Forza Italia almeno per un anno affidando la direzione del periodo di transizione al ministro Antonio Tajani.

Tajani guiderà la transizione in Forza Italia. Ma nessun figlio dell’ex premier Berlusconi succederà al padre

La sopravvivenza del partito al suo fondatore è uno schema in cui credono in pochi, anche dentro Forza Italia. Anche per questo Giorgia Meloni ha da tempo stretto i rapporti con Marina Berlusconi a cui ha garantito la protezione delle aziende di famiglia qualsiasi cosa succeda. L’impegno di Marina Berlusconi però non ha nulla di “politico”, diversamente da quanto si legge in giro. Per la figlia del fondatore Forza Italia è solo un asset aziendale, per di più improduttivo, e quel ramo secco ha intenzione di tagliarlo il prima possibile.

Nelle ultime ore era circolato il nome di Luigi, il più giovane dei figli di Berlusconi

Certo conteranno anche i pareri dei fratelli (come al solito conteranno pochissimo le opinioni dei parlamentari e degli attivisti) ma l’ipotesi che un Berlusconi possa prendere le redini del partito è remota. “Fantascienza”, dicono da Forza Italia. Nelle ultime ore circola il nome di Luigi, il più giovane dei figli di Berlusconi che porta il nome del nonno che fu impiegato della Banca Rasini, ma che il carrozzone possa stare in piedi solo sulla scia di un cognome portato sulle spalle da un trentaquattrenne è una chimera. Anche perché – riflette qualcuno in Forza Italia – bisognerà vedere se il partito esisterà ancora. È la preoccupazione principale anche di Giorgia Meloni che a rischio vede la tenuta del suo governo.

L’accordo di cui si parla nelle ultime ore prevede che Fratelli d’Italia non accolga nessun eventuale transfugo berlusconiano. Questo sarebbe il succo del patto stretto dalla premier con Marina Berlusconi. Alla Camera il gruppo azzurro conta 44 deputati, determinanti per superare quota 200 voti e avere la maggioranza. I senatori berlusconiani sono invece 17 e anche qui sono fondamentali per avere i 103 voti che garantiscono la tenuta del governo Meloni.

D’altro canto l’altro alleato Matteo Salvini, rimasto in disparte durante questi giorni di lutto, vede nel possibile disfacimento dei forzisti la possibilità di risorgere scalzando la presidente del Consiglio. Di “lista unica” con Forza Italia ne parla da mesi con i suoi, talvolta ne accenna anche in qualche intervista. Chi lo conosce bene sa che dice per lasciare intendere: prendere il posto di Silvio Berlusconi è sempre stato un suo pallino, un sogno accarezzato e mai confessato. Ma anche in questo caso appare complicato: difficilmente l’ala moderata (prevalente tra gli orfani di Berlusconi) potrete accettare le posizioni e i toni del ministro alle Infrastrutture.

Renzi ha politicizzato la morte di Berlusconi per mandare messaggi chiari

Poi c’è l’incognita Renzi. Il leader di Italia Viva ha politicizzato la morte di Berlusconi per mandare messaggi chiari. Nel futuro che ha in mente non c’è lui leader di Forza Italia (uno dei sogni di Silvio) ma il trasloco di Forza Italia nel Terzo polo, qualsiasi cosa sia dopo gli ultimi mesi conclusi che per ora hanno lasciato solo macerie. Ai forzisti Matteo Renzi piace, non è un segreto, ma gli manca un elemento fondamentale per risultare convincente: mantenere promesse. Berlusconi era bravissimo a farlo, manteneva anche le promesse più sconce. “Renzi non è riuscito mai a mantenerne una”, mi dice ridendo un “berlusconiano che non diventerà mai ex”.

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