Ma chi rappresenta il ministro alla Giustizia Carlo Nordio? Il disegno di legge del Guardasigilli ha riacceso il dibattito tra politica e magistratura. Il dibattito è diventato uno scontro e il ministro, ancora una volta, è solo.
Lega e FdI furiosi per la guerra scatenata contro l’Anm. Ma arriva il soccorso renziano alla riforma del guardasigilli Nordio
Rimbombano ancora le parole del presidente dell’associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia che aveva criticato la riforma sulla stretta alle intercettazione e sulla cancellazione del reato di abuso d’ufficio. Il ministro aveva parlato di “interferenze” non riconoscendo l’Anm come interlocutore, incassando la reazione dell’associazione che ha ribadito come “i magistrati e l’Anm, che ne ha da oltre un secolo la rappresentanza, hanno non solo il diritto ma anche il dovere di prendere parola, per arricchire il dibattito sui temi della giustizia”.
Così mentre il Csm ieri ha annunciato di essere pronto a dare il suo parere alla riforma aprendo una pratica sulla riforma in Sesta Commissione, quella deputata a esprimersi su leggi e decreti ieri il viceministro della Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto si è affrettato a smentire tensioni nella maggioranza: “Quando il ddl è stato approvato in Consiglio dei ministri, – ha detto Sisto intervento a Radio24 – mi risulta ci sia stata l’unanimità e un applauso. I retroscenisti fanno il loro mestiere, ma i fatti dicono che il governo è compatto intorno a un provvedimento che ha un solo obiettivo: pensare al Paese reale e non all’intellighenzia che vuole imporre la propria visione talvolta astratta e spesso autoreferenziale”.
Non è così. Le tensioni tra Nordio e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono tutt’altro che un retroscena. Fin dall’inizio della legislatura il rapporto trai due si è involuto in un duro confronto proprio per le parole del ministro sulle intercettazioni (che già a gennaio Nordio definì un abuso). In quel caso la presidente del Consiglio intimò a Nordio di non arrivare allo scontro con la magistratura per non mettere a rischio le riforme, sostenuta dal leader leghista Matteo Salvini.
Poi ci furono i casi di Artem Uss scappato dai domiciliari in Italia e il caos creato dalle dichiarazioni di Delmastro. Rimane agli atti la convocazione a Palazzo Chigi con cui Giorgia Meloni provò ad arginare il ministro. Missione fallita. Non è un retroscena che la presidente del Consiglio e la maggioranza ritengano lo scontro di questi giorni innescato da Nordio un grosso problema per arrivare alle riforme ritenute più importanti, come la separazione delle carriere. Nella Lega ci si domanda se valesse davvero la pena andare in guerra con i magistrati per un disegno di legge che sostanzialmente non tocca le riforme che stanno più a cuore al governo.
Giorgia Meloni non è intervenuta pubblicamente per difendere il “suo” ministro nella querelle con l’Anm. La riforma intanto arriva alla Camera. Che l’umore del Guardasigilli non sia dei migliori lo fa intuire Enrico Costa di Iv: “Da giorni magistrati vari contestano il ministro, nel silenzio di Palazzo Chigi. Occhio – osserva – che se Nordio si scoccia vi saluta”. L’iter della riforma si preannuncia complicato con le opposizioni che già promettono battaglia: “Noi sindaci con l’Anci chiedevamo una riforma del reato di abuso di ufficio. Non il ‘colpo di spugna’ tipico della politica berlusconiana, che punta all’impunità. Siamo garantisti, non berlusconiani”, ha dichiarato il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che ha anticipato la battaglia che il Pd intende fare sulla parte che riguarda l’abuso d’ufficio.
Dura anche la posizione del Movimento Cinque Stelle. “Non vi fate ingannare dal dibattito sull’abuso d’ufficio – ha dichiarato Giuseppe Conte sabato nel corso della manifestazione del suo partito – . Oggi l’abolizione di quel reato significa solo che vuoi rendere legittime le raccomandazioni nei concorsi e nelle assunzioni anche nel pubblico, e chi viene favorito? Gli amici e i soliti ricchi e potenti”. La domanda rimane: chi rappresenta Nordio con la sua riforma
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