Sono talmente scarsi che presto perderanno il lavoro tutti i retroscenisti politici. Mentre dalle parti del governo insistono nel ripetere che non esiste nessuna frizione tra i partiti della maggioranza, con la convinzione di Bonolis e consorte che hanno smentito la loro separazione una settimana prima di annunciarla, in esclusiva ieri il capogruppo della Lega Riccardo Molinari ha assestato tre colpi a Giorgia Meloni che lascia pochi dubbi.
Ha aperto le danze definendo il Mes “strozzinaggio sui Paesi che sono più in difficoltà” parlando di “111 miliardi che dovremo mettere dentro il Mes che non potremo mai utilizzare per salvare le nostre”.
In poche righe sostanzialmente ha sgretolato il sogno di Meloni “affidabile agli occhi dell’Ue” con uno slogan degno della propaganda sovranista dei bei tempi, quando anche la presidente del Consiglio giocava a fare la guastatrice.
Poi parlando dell’alluvione in Emilia Romagna il capogruppo leghista ci ha fatto sapere che stanno “aspettando che il governo decida”. Poiché la Lega è partito di governo non ci vuole molto per intendere che l’accusa di immobilismo sia tutta per Giorgia.
Infine assesta la coltellata finale invitando la ministra Santanchè a “spiegare in Aula” le denunce di Report. Con un’aggiunta sibillina col retrogusto di un malaugurio: “Se ci sarà qualcosa saranno altri organismi a dover intervenire non certo Report”. La faccia è di Molinari ma la voce, se ci fate caso, è quella di Salvini. Sarà il caldo, sarà il moijto, sarà il Papeete che si avvicina.
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