Sarà che in Europa la politica tocca farla sul serio e che a Giorgia Meloni non basta alzare il tono della voce e spargere un po’ di propaganda ma l’Italia torna dal vertice europeo a Bruxelles con un nulla di fatto sui migranti. Indicativo che ad affossare l’accordo siano proprio gli “amici” della presidente del Consiglio, quell’Ungheria e quella Polonia che per anni sono stati “compagni di sovranismo” e che a differenza della premier italiana sono rimasti sulla stessa linea.
La premier Meloni rimedia due ceffoni dai leader più vicini. E li giustifica pure: “Difendono i loro interessi”
“Sulle migrazioni siamo riusciti davvero a cambiare punto di vista”, aveva detto in Parlamento Meloni, sempre pronta a suggerire il titolo in prima pagina ancora prima che i fatti accadano davvero. Ovvero prima di partire per il Consiglio Ue. Ieri la giornata intensa di consultazioni, in cui Meloni ha provato a essere mediatrice tra quello che era e quello che è diventata dialogando con Ungheria e Polonia da una parte e Ue dall’altra, si è conclusa con un nulla di fatto.
Il 9 giugno al Consiglio Ue Affari Interni Budapest e Varsavia si erano opposti all’obbligo di solidarietà, ovvero il sostegno degli Stati ai Paesi in difficoltà con la disponibilità ai ricollocamenti o in alternativa al pagamento di 20 mila euro per ogni migrante non ricollocato. Mateus Morawiecki e Viktor Orbán hanno ribadito la loro proposta di emendare le conclusioni del summit. “Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria”.
Solo che la solidarietà “volontaria” è l’esatto opposto di quanto deciso il 9 giugno in Lussemburgo. Durante il trilaterale, tenuto nella sede della delegazione italiana presso il Consiglio europeo, la premier ha tentato di trovare un punto di mediazione con i due paesi che stanno bloccando l’adozione delle conclusioni del Consiglio europeo sull’immigrazione. La missione è miseramente fallita. Giorgia Meloni prova a stemperare: “Non sono delusa – spiega da Polonia e Ungheria, non sono mai delusa da chi difende propri interessi nazionali”, ma il contrasto “non riguarda la dimensione esterna ma la dimensione interna, cioè l’asilo”.
Polonia e Ungheria “non sono d’accordo su un patto che riguarda la dimensione interna, non troveremo mai l’accordo sulla dimensione interna, abbiamo tutti le nostre necessità, quello che possiamo fare insieme è lavorare sulla dimensione esterna, e l’accordo con la Tunisia è un esempio di quel che possiamo fare, e su questo sono d’accordo Austria Polonia, Ungheria”. Per la presidente del Consiglio i “ricollocamenti non sono una priorità” ma ciò che conta è fermare i flussi irregolari.
Solo che a Bruxelles a questa barzelletta ripetuta da anni non ci crede più nessuno. “Alla fine i sovranisti hanno fatto i sovranisti – dice l’eurodeputato di Italia Viva e vicepresidente di Renew Europe Nicola Danti – Meloni oggi impara cosa succede ad andare a braccetto per anni con Orbán. Non dovrebbe smetterla di allearsi con i peggiori avversari dell’Italia”.
Rincara la dose il Pd con il senatore Verini: “La Meloni diceva: prima gli italiani! Poi arriva un momento in cui i suoi amici e alleati stretti, come Morawiecki e Orban dicono: prima i polacchi, prima gli ungheresi! E alzano i muri. Chi di sovranismo ferisce, di sovranismo perisce”. Di “totale insuccesso al vertice europeo sul tema della migrazione, strategico per l’Italia”, parla la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra la Camera Luana Zanella.
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