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Altro che Mediaset pluralista. Il conflitto d’interessi resta

Seconda puntata di Mediaset nuova terra di pluralismo e libertà e di Pier Silvio Berlusconi convertito per la morte del padre. Nel corso della presentazione dei palinsesti Pier Silvio ha parlato di televisione e di politica. Al solito. Pier Silvio ai cronisti spiega di non voler “scendere in campo”.

“Ragazzi, la politica è un mestiere serio. I mestieri si studiano e ancora di più si imparano, non è che dall’oggi al domani uno fa politica”, spiega Berlusconi junior. A nessuno dei cronisti presenti è venuto in mente di chiedere conto del folto gruppo di parvenu che suo padre ha generosamente lanciato nell’agone politico, dai Consigli regionali fino al Parlamento. Perché la conversione sia credibile è importante che la memoria collettiva sia corta, anzi, cortissima.

Pier Silvio Berlusconi sostiene che la questione è risolta con la morte del padre. Ma il partito resta in mano alla famiglia

Pier Silvio Berlusconi aggiunge che il secondo motivo per cui non entrerà in politica “è che anche mai fosse, io non penso sia giusto lasciare le cose a metà. Oggi Mediaset sta attraversando un momento importantissimo, di nuovi progetti, di sviluppi. Ritengo che io debba rimanere a Mediaset a fare il mio mestiere”.

La risposa è un gioiello di retorica televisiva: aziendalistico nel confermare il suo impegno ma con uno spiraglio di apertura. Com’è accaduto al padre (che avrebbe preferito dedicarsi alle sue aziende più che immolarsi per “il bene degli italiani”, come ripeteva spesso) un buon motivo per mettersi in gioco lo si trova sempre, se serve.

Ma il vero motivo per cui il secondogenito (dopo Marina) di Berlusconi oggi non si ritrova costretto a percorrere le orme politiche del padre per difendere i propri interessi lo spiega inconsapevolmente proprio Pier Silvio: “Ad oggi – dice ai giornalisti – non c’è nessuna emergenza: per la prima volta dopo tanti anni c’è un governo votato dagli elettori, che sta facendo del suo meglio. E penso che Forza Italia debba e possa garantire stabilità al governo”.

La traduzione è semplicissima: a garantire la difesa degli interessi di famiglia per ora bastano i patti siglati tra Marina Berlusconi e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni di cui i giornali hanno parlato per giorni (mai smentiti). In più c’è Forza Italia che è nata proprio per questo e sta in Parlamento a ricordare il suo primo punto del programma non scritto: difendere le aziende del suo fondatore. La prossima puntata la possiamo già scrivere prima che accada.

“Mio padre è Mediaset, noi dobbiamo tutto a lui e mai dirò che questo gruppo potrà funzionare meglio senza mio papà”

“Mio padre è Mediaset, noi dobbiamo tutto a lui e mai dirò che questo gruppo potrà funzionare meglio senza mio papà. Detto questo, è ovvio che delle barriere strumentali, come quelle poste in Germania e anche in Italia, sono cadute. Quello che ho sempre chiamato il conflitto d’interessi al contrario non c’è più”, dice Pier Silvio.

Ora in effetti sarà ancora più facile nascondere il conflitto di interessi sotto il tappeto. Sarà ancora più comodo possedere di fatto un partito politico senza il peso di un Berlusconi tra i suoi dirigenti. Dopo Mediaset “progressista” – con gli ingaggi di Bianca Berlinguer strappata alla Rai e Myrta Merlino in arrivo da La7 – avremo anche la favola di Forza Italia “tempio della democrazia”. E il gioco è fatto. Così nessuno si accorgerà che un altro Berlusconi ha dedicato una bella parte della sua conferenza stampa aziendale alla politica italiana, come se nulla fosse. Ora il berlusconismo 2.0 sogna di fare politica senza nemmeno mettercisi dentro.

 

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