Ieri mattina il ministro degli Affari europei e per la revisione del Pnrr Raffaele Fitto si è presentato in Parlamento con una versione davvero difficile da credere sui 16 miliardi di euro persi dalla terza rata. Le opposizioni hanno fatto notare che perdere 16 miliardi su progetti così importanti (rischio alluvione, beni confiscati, medicina territoriale e molti altri) sia un delitto, risultato dell’inettitudine del governo che si diceva “pronto” e invece per ora è riuscito solo a essere “prono”.
Il ministro Fitto se l’è presa (questi sono dei veri talenti del vittimismo, del resto) e ha risposto che le nove misure “non saranno oggetto di definanziamento”, anzi “andranno avanti regolarmente”. Un po’ come se fosse Antani, con scappellamento a destra.
A smentirlo poche ore dopo è arrivato il Servizio studi del Parlamento che nella sua relazione sul monitoraggio dell’attuazione del Pnrr fa a pezzi la ricostruzione di Fitto fornita nell’Aula della Camera. “Si sottolinea – scrive il Servizio studi – come il Rapporto” del governo “non specifichi quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr”.
Si può scrivere quindi senza ombra di dubbio che un ministro dello Stato abbia mentito – ancora – al Parlamento per di più in modo fesso, sperando che i numeri alla fine rimanessero nel cassetto delle opinioni. Ora non gli resta che “definanzare” il Servizio studi del Parlamento.
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