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Transizione ecologica al palo. Ma Pichetto Fratin si lamenta se lo chiamano negazionista

Si sono asciugate le lacrime del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Ieri in audizione alla Commissione Ambiente alla Camera il ministro se la prende con chi sta facendo notare la ritrosia al limite del negazionismo della compagine di governo. Secondo il ministro “il governo è stato accusato ripetutamente in queste settimane di ‘negazionismo climatico’. C’è stato anche chi ha ipotizzato l’introduzione di una nuova fattispecie criminale: il reato di ‘negazionismo’ – dice Pichetto Fratin – Ed è stata anche la settimana in cui è venuta agli onori delle cronache una nuova patologia psicologica: la ‘ecoansia’. Una narrazione – scandisce il ministro – priva però di alcun aggancio con i fatti, con le azioni concrete, con i comportamenti che sin dal suo insediamento ha messo in atto, a partire dalla Cop di Sharm el-Sheikh dove la premier Giorgia Meloni, da poco insediata, ha ribadito solennemente che l’Italia avrebbe tenuto fede a tutti gli impegni sul clima assunti a livello internazionale”.

Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin piange con gli attivisti climatici. E poi si trasforma in petroliere con Eni

Subito dopo però è lo stesso ministro a chiarire che di non essere disposto a subire direttive e regolamenti che penalizzano l’Italia senza giovare all’ambiente, anzi in alcuni casi danneggiandolo e promette di difendere gli interessi nazionali, come fanno del resto a Bruxelles i rappresentanti di tutti i paesi della comunità. Insomma, il ministro afferma che faranno tutto il possibile per accelerare la transizione ecologica ma chiarisce di volerlo fare come piace a loro. Peccato che “loro” siano gli stessi che da più parti mettano in dubbio la responsabilità dell’uomo.

Tant’è che poche ore dopo nell’incontro tra il presidente della Fiaip, Gian Battista Baccarini, e il ministro si contesta l’attuale impostazione della direttiva energetica europea immobiliare che ad oggi, secondo la Fiap “prevede vincoli eccessivamente stringenti, tali da non consentirne l’applicabilità nel nostro Paese, vanificando gli obiettivi green e, soprattutto, tali da determinare un’inevitabile svalutazione del nostro patrimonio immobiliare a danno dei cittadini e dell’intera economia”. Per il Movimento 5 Stelle “il ministro Pichetto Fratin continua col suo piano di adattamento alle platee di fronte a cui deve parlare. Dopo essersi commosso dinanzi a dei giovani ambientalisti, dinanzi al Parlamento torna ai suoi soliti ‘slalom’ concettuali. Nicchia sulle ‘auto green’, fa il prestigiatore sui fondi del Pnrr destinati alla transizione ecologica, svia sul ciclo dei rifiuti, fa spallucce sulle rinnovabili e sull’efficientamento energetico degli edifici, non sa/non risponde sul Pniec.

Per il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, Pichetto Fratin è “lo Zelig della politica italiana. Quando sta con gli attivisti climatici si commuove con loro, quando sta con Eni diventa petroliere e oggi ci ha raccontato che il governo Meloni è ambientalista. – dice Bonelli -. Peccato però che i fatti smentiscano le sue parole: Il Piano Clima (Pniec) non rispetta gli obiettivi climatici, trasformerà l’Italia in un Hub del gas e non raggiunge gli obiettivi sulla riduzione della Co2 della Ue. Quanto al piano di adattamento climatico, in realtà non è stato approvato ed è ancora fermo al ministero Ambiente”.

La realtà intanto bussa alla porta. Il pianeta Terra ha già esaurito il budget annuale di risorse naturali

La realtà intanto bussa alla porta. Ieri è stato l’Earth Overshoot Day 2023, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra calcolato ogni anno dal Global Footprint Network utilizzando i dati dei National Footprint e Biocapacity Accounts, che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che il Pianeta è in grado di offrire nell’arco di un anno. Ieri l’umanità ha già “finito” tutte le risorse che la Natura produce in un intero anno e inizia ad andare a debito. L’umanità, con i suoi oltre 8 miliardi di abitanti, consuma in quantità eccessive, oltre le capacità di rigenerazione (e riassorbimento) naturali del Pianeta.

Nel 1973 l’Overshoot day cadeva il 3 dicembre: sforavamo di pochi giorni il nostro budget annuale. Nel 2003, il 12 settembre, nel 2013 il 3 agosto. La data è sempre andata anticipandosi e il nostro il nostro debito ecologico è cresciuto. Secondo il WWF la giornata arriva in un’estate di fuoco, “dove le conseguenze della crisi climatica stanno flagellando sempre di più il nostro Pianeta, dal Nord America al Mediterraneo”. Il persistente superamento porta a effetti sempre più evidenti, tra cui ondate di calore, incendi boschivi, siccità e inondazioni.

Secondo l’ultima analisi del World Weather Attribution, infatti, le ondate di calore che nelle ultime settimane hanno attraversato l’Europa e gli Stati Uniti sarebbero state “virtualmente impossibili” senza il cambiamento climatico generato dall’uomo e se il mondo non smetterà rapidamente di bruciare combustibili fossili, di deforestare, questi eventi diventeranno ancora più comuni e il mondo sperimenterà ondate di calore ancora più calde e di lunga durata. A livello globale stiamo consumando l’equivalente di 1,7 Pianeti all’anno, cifra inquietante che dovrebbe salire fino a due pianeti entro il 2030, in base alle tendenze attuali.

Secondo il Wwf esistono molte soluzioni che possono essere adottate a livello di comunità o individualmente per avere un impatto significativo sul tipo di futuro in cui investiamo: per esempio se usassimo energia proveniente per 75% da fonti rinnovabili potremmo spostare l’Overshhot day di 26 giorni; dimezzare lo spreco alimentare farebbe guadagnare 13 giorni. Bisogna solo convincere il ministro Gilberto Pichetto Fratin.

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