Privatizzare tutto ciò che è monetizzabile, quindi anche l’emergenza. La Lombardia avanguardia delle disuguaglianze e della sanità privata continua a stupire. A fine maggio a Brescia aveva debuttato il primo pronto soccorso privato d’Italia.
Il messaggio pubblicitario sul loro sito dice tutto: “Il nostro ambulatorio di medicina d’urgenza e primo soccorso nasce in risposta a tutti coloro che necessitano di una risposta rapida, ma non possono o non desiderano aspettare ore in pronto soccorso ospedaliero”. BesciaMed non nasconde la volontà di mettersi in competizione con la sanità pubblica.
Pronto soccorso, i medici a cottimo
Nella Lombardia da bere il disservizio del pubblico è il miglior socio della sanità privata, fin dai tempi dell’ex presidente Roberto Formigoni. È stato lo stesso assessore al welfare regionale, Guido Bertolaso, a dare i numeri della privatizzazione: 18.735 turni appaltati a camici bianchi a gettone solo nei quattro tipi di reparti dove il fenomeno è più diffuso (ma è presente in tutti).
E per il 2023 le previsioni sono ben peggiori: 1.524 turni nei reparti di anestesia, 2.272 nei pronto soccorso, 1.076 nelle medicine penitenziarie, 11.863 nei reparti di psichiatria saranno assegnati con i medici pagati a cottimo.
A Milano c’è invece Codice Verde, inaugurato dieci anni fa e rivolto a tutte quelle situazioni di minor urgenza che in una sanità pubblica funzionante dovrebbero essere trattate dal medico di base o da uno specialista, al di fuori del contesto ospedaliero. “Il primo soccorso senza attesa”, si legge sul loro sito.
Provincia che vai…
Al Policlinico di Zingonia, Bergamo, stessa storia: con 149 euro non si fa la fila al Pronto Soccorso. Si viene invece assistiti subito. Anche se si ha un codice bianco o verde. L’azienda è il gruppo San Donato, leader incontrastato della sanità privata lombarda, che descrive così il servizio: “L’ambulatorio ad accesso diretto di Policlinico San Marco rappresenta un nuovo servizio, offerto in regime di solvenza, per sottoporsi a visite mediche e ad eventuali esami diagnostici senza bisogno di prenotare.
In caso di necessità di prestazioni sanitarie che non hanno carattere di urgenza (come medicazioni di tagli o ferite, riscontro medico dopo un trauma di lieve-media entità, distorsione, rottura di un dente, cistite etc etc.), il paziente può recarsi presso l’ambulatorio per ricevere l’assistenza dei seguenti specialisti: Ortopedico; Chirurgo polispecialistico; Odontoiatra; Urologo”.
Pronto soccorso dei ricchi e dei poveri
Il responsabile Politiche della salute della Cgil nazionale, Cristiano Zagatti, già qualche settimana fa aveva avvertito: “Non basta l’insegna ‘Pronto Soccorso’ a garantire risposte adeguate, si pensi alle vere emergenze mascherate da una blanda sintomatologia dove ogni minuto può fare la differenza. Ecco perché ogni Pronto Soccorso dovrebbe necessariamente trovarsi in strutture adeguate per garantire la tutela delle persone e, aggiungo, del personale sanitario”, disse a proposito del pronto soccorso privato bresciano.
Così mentre la povertà rimane abbandonata a se stessa e mentre gli ospedali scontano le mancanze di personale per affrontare il periodo estivo l’articolo 32 della Costituzione italiana appassisce di settimana in settimana, fingendo di non sapere che il privato segue il profitto e non la cura.
Intanto cova il drammatico sospetto che anche nei Pronto Soccorso privati la Lombardia diventi l’avamposto di una pratica che presto coprirà l’intero territorio italiano. Che si ammalino i poveri, senza intralciare i ricchi. Con tutti i razzismi rigogliosi quello sanitario sarà una passeggiata.
L’articolo Pronto soccorso lombardi, i privati lucrano pure sulle emergenze sembra essere il primo su LA NOTIZIA.