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La collezione di indagini sulla Santanchè continua a crescere

Chissà, forse la ministra al Turismo Daniela Santanchè e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si affidano alla memoria corta degli italiani e per questo veleggiano ostentando serenità sui molteplici casi che fanno capolino di giorno in giorno. La Santanchè è stata ufficialmente salvata in Senato lo scorso 26 luglio. Capitolo chiuso, devono avere sperato dalle parti del governo. Fa niente che le risposte offerte dalla ministra ai senatori in occasione della mozione di sfiducia presentata dall’opposizione siano risultate evidentemente mendaci. Solo che in questo ultimo mese le ombre hanno continuato ad allungarsi e ora anche la Corte dei Conti ha deciso di metterci il naso.

Dubbi sulla campagna “Open to meraviglia” voluta dalla ministra Santanchè. La Corte dei Conti fiuta il danno erariale

Sotto osservazione è la campagna annunciata in pompa magna “Open to meraviglia”, raffigurante la “Venere influencer” che avrebbe dovuto ingolosire i turisti stranieri e indurli a visitare le bellezze del nostro Paese. L’iniziativa era partita subito col piede sbagliato: il dominio internet non registrato, le immagini comprate in stock che si riferivano a una cantina slovena, le traduzioni fatte con i piedi che avevano trasformato Prato in “Rasen” e Camerino in “Garderobe”.

A oggi i 9 milioni di euro della campagna assegnata senza gara (di cui 138mila per il video promozionale prodotto dall’Agenzia Testa con una delibera di Palazzo Chigi) hanno fruttato qualche post sui social fino allo scorso 27 giugno e un video delle giocatrici della nazionale di pallavolo che indossano la maglietta promozionale. Per questo il procuratore della Corte dei Conti, Pio Silvestri, ha avviato un’istruttoria ipotizzando un danno erariale. Nel frattempo, alle ombre giudiziarie si sono aggiunti i fallimenti politici, con un agosto che ha fatto registrare 20 milioni di italiani in vacanza sul territorio nazionale (il 10% meno dell’anno scorso) e un 28% dei nostri vacanzieri che ha scelto di andare fuori dai confini nazionali, soprattutto perché riteneva le offerte più convenienti.

Sotto la lente anche l’acquisto delle azioni Visibilia fatto da Reale Ruffino poco prima di togliersi la vita

A tutto questo, si aggiungono i nuovi accertamenti sull’ingente quantitativo di azioni di Visibilia Editore (di cui era socia fondatrice Santanchè) comprate, tra giugno e luglio scorso, da Sif Italia, colosso dell’amministrazione di condomini che era guidato da Luca Giuseppe Reale Ruffino, il manager 60enne che il 5 agosto scorso si è suicidato nella sua casa milanese.

Da quanto filtra, Ruffino era parso molto turbato dopo che nell’udienza civile del 22 giugno, sulla causa intentata dai soci di minoranza contro la vecchia gestione di Visibilia, gli inquirenti avevano depositato due relazioni di Nicola Pecchiari, commercialista e docente della Bocconi, nelle quali il consulente dei pm aveva dato conto di “bilanci inattendibili”, “irregolarità” finanziarie “estremamente significative”, di un deficit “occultato” dagli ex vertici, ma anche di un valore del cosiddetto “avviamento” della società pari a zero.

Diversi esponenti del governo, quando salvarono la Santanchè, dissero di “attendere gli sviluppi”. Gli sviluppi – giudiziari e politici – sono qui: ora è l’occasione per l’opposizione di rimettere sul tavolo il tema. Anche perché la Meloni, finora muta sulla sua ministra, non potrà proteggerla all’infinito. A meno che la stessa premier voglia rispondere a due domande: perché “Open to meraviglia” si è arenata E soprattutto: perchè il manager Ruffino ha comprato oltre 2 milioni di azioni da Visibilia e poi si è ucciso?

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