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Fate finta di essere felici

Fate finta di essere felici. Era questo il succo del messaggio girato tra i fedelissimi di Fratelli d’Italia disponibili a diventare claque a Caivano in occasione della discesa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Qualcuno si è scandalizzato, molti hanno finto di essere sorpresi. Eppure che la politica oggi sia soprattutto narrazione lo sappiamo da anni, insistono a denunciarlo sparuti intellettuali e giornalisti.

Con la narrazione i disperati sono diventati usurpatori: i poveri usurpatori di dignità, i migranti usurpatori di luoghi non loro, i giovani usurpatori del futuro a carico degli anziani, gli anziani usurpatori della sanità pubblica perché pretendono cure, i lavoratori usurpatori del reddito dei capi, gli ambientalisti usurpatori della serenità del sistema produttivo. Usurpatori dappertutto bastonati da parole mendaci e quindi violente, com’è ogni falsità spacciata per vera.

Solo che le parole, si sa, generano realtà e ci costringono a dibattere di questioni che sostanzialmente non dovrebbero esistere semplicemente perché non esistono. Così ci si può permettere tutto, su tutto. Matteo Renzi può accusare gli oppositori del jobs act di non avere «mai letto la legge» fingendo che quel provvedimento non sia stato letto e smontato dalla Corte Costituzionale. Giorgia Meloni può promettere e accusare l’opposizione di non permetterle di mantenere. Chi governa si può permettere di frignare denunciando l’oppressione del “pensiero dominante” di chi sta all’opposizione. 

Chi finge meglio di essere felice vince. 

Buon lunedì.

Nella foto: il presidente del Consiglio a Caivano, 31 agosto 2023 (governo.it)

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