Tra cent’anni quando storici e studiosi studieranno questo tempo potranno tranquillamente scorrere i nomi affibbiati ai decreti passati dal Consiglio dei ministri per ripassare la cronaca. Dal decreto Cutro al decreto Caivano la propaganda governativa nei suoi decreti più pubblicitari che legislativi ha trasformato l’attività politica in cronaca nera di risulta. Se accade qualcosa di tragico Giorgi Meloni e la sua schiera di ministri sono pronti a confezionare un bel decreto con qualche nuova punizione: è il panpenalismo tipico degli incapaci a governare le trasformazioni.
Nel decreto “Caivano”, l’ultimo della serie, si prevede di risolvere il disagio giovanile mandando in carcere i genitori che non garantiranno la frequenza della scuola obbligatoria. Risolvere il disagio di un ragazzo arrestando i genitori è un’idea che suggerisce una chiara idea del solo della politica: tamponare, incerottare per inettitudine nel costruire. Della stessa stregua è l’ossessione dei siti porno come colpevoli degli stupri, secondo la stessa strategia dell’alienazione per cui la “colpa” di tutto ciò che accade sia sempre “fuori” dalla società.
Così, insieme all’ennesimo osservatorio che nel giro di qualche anno si ritroverà senza mezzi e senza risorse, si pensa a un nuovo proibizionismo: quello telefonico. Nel Paese in cui non si riesce a evitare che i detenuti pubblichino le loro gesta su TikTok il governo aveva due strade: ammonire i grandi gruppi dietro i social o partorire una punizione (che non riusciranno a controllare) contro i ragazzetti. Inutile dire quale strada abbiano preso.
Buon giovedì.