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Femminicidi senza fine. Lo Stato non fugga

Marisa Leo ha 39 anni e lavora nella cantina Colomba Bianca di Mazara del Vallo. Ha incontrato l’ex marito, Angelo Reina, tra Mazara del Vallo e Marsala, nel Trapanese nella sua azienda agricola di famiglia. Lui le ha sparato addosso colpi di fucile, forse tre, e poi si è tolto la vita.

Sono 79 le donne ammazzate da inizio anno a oggi. In 61 casi l’omicidio si è consumato in ambito familiare-affettivo

Così sono 79 le donne ammazzate da inizio anno a oggi. Sono i dati della Direzione Centrale della Polizia Criminale, il Servizio Analisi Criminale tra l’altro tiene sotto osservazione tutti gli episodi delittuosi che integrino fattispecie riconducibili alla violenza di genere. In 61 casi l’omicidio si è consumato in ambito familiare-affettivo: 38 hanno trovato la morte per mano di compagni o ex partner.

Poiché in questo caso l’assassino non è un uomo straniero si sono placate, quasi mute, le voci di coloro che vorrebbero trasferire l’emergenza dei femminicidi in Italia a colpe altrui. Il 4 gennaio l’uccisione di Giulia Donato a Pontedecimo ha dato il via alla solita, annuale macabra mattanza. Anche Marisa Leo, come molte altre, aveva denunciato il suo ex per stalking nel 2020. Il 10 gennaio del 2022 aveva rimesso la querela. Una costante di queste storie sono denunce che vengono prese molto poco sul serio. Qui non servono centinaia di poliziotti. Qui basterebbe prendere terribilmente sul serio un fenomeno terribile, occuparsene prima che venga impegnata l’arma. Non è nemmeno “prevenzione”, si tratta di compiere il dovere dello Stato: prendersi cura, tutelare, difendere. L’obiettivo, sia chiaro, non è invitare alla pace nelle coppie: l’urgenza è togliere le donne dalle mani dei loro assassini.

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