Sul Fatto Quotidiano di ieri Thomas Mackinson scrive del sindaco di Portofino Matteo Viacava, effimero eroe del centrodestra perché fu tra i primi che voleva dedicare una via a Silvio Berlusconi, sfidando i termini di legge, con grande giubilo dei berluscones.
Il sindaco Viacava tra le altre cose è proprietario di un “tabacchi con rivendita di souvenir” a pochi passi dal palazzo comunale e a pochi metri dalla sede della polizia locale ai suoi comandi. Portofino, la località che vorrebbe essere regina del glamour è la meta di migliaia di turisti stranieri che considerano la città un simbolo dell’eleganza italiana. Solo che dentro la tabaccheria del sindaco vengono vendute borse di altisonanti marchi della moda palesemente contraffatte, a pochi euro. Se Viacava fosse nero c’è da scommettere che al prossimo Consiglio dei ministri avremmo avuto un nuovo decreto legge, dal nome “Portofino sicura”, che avrebbe inasprito le pene per la contraffazione.
Pizzicato dal giornalista Viacava non nega, anzi rilancia. Dice che non gestisce personalmente il negozio, nonostante il giornalista l’abbia trovato proprio lì dentro, indaffarato a servire i turisti, e rilancia il grande successo turistico dell’ultima stagione. Un sindaco che è titolare di una tale attività nel centro della città che amministra godendo dell’indifferenza di chi dovrebbe controllare (giornalisti inclusi) è il paradigma del “fate quel che dico ma non fate quel che faccio”. Ora non gli resta che costituirsi parte civile per un processo contro sé stesso.
Buon mercoledì.
Nella foto: Portofino e il sindaco Matteo Viacava (fb)