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Rissa finale Renzi-Calenda. Ultima lite sulla cassa

Non riescono a stare insieme e non riescono nemmeno a divorziare. Come in ogni separazione che si rispetti tra Matteo Renzi e Carlo Calenda la questione principale non è quello che è stato e nemmeno quello che resta: è solo una questione di soldi. Mentre la rottura alla Camera dei due padri politici del fu Terzo polo ha sciolto il gruppo parlamentare senza troppi problemi, rintanando l’uno in Italia Viva e l’altro in Azione, al Senato la situazione è molto più scivolosa.

Matteo Renzi e Carlo Calenda non riescono a stare insieme e non riescono nemmeno a divorziare

I 7 senatori di Iv si sono proclamati repubblica indipendente lasciando apolidi i 4 di Azione che ora rischiano di doversi accomodare nel gruppo misto insieme al senatore di Sinistra italiana Peppe De Cristoforo che ne è il capogruppo. Renzi con un’incursione ha già cambiato il nome al gruppo che ora è “Italia viva – Il Centro – Renew Europe” ma Calenda ritiene l’azione illegittima e chiede di potersi costituire come gruppo autonomo. Inutile cercare la politica, si tratta più banalmente di una cifra che può arrivare a 400mila euro utili per tenere in piedi la struttura composta da collaboratori, per le spese telefoniche per gli addetti stampa.

Ad aggiungere pepe alla telenovela è il presidente del Senato Ignazio Benito Maria La Russa nella veste di avvocato divorzista che propone una mediazione per una separazione consensuale. Per ora nulla è risolto. Rimangono i comunicati incrociati sull’asse Renzi-Calenda zeppi di rivendicazioni. I due hanno cominciato a litigare nell’aprile di quest’anno, quasi sette mesi fa. Come nota giustamente Tommaso Labate sul Corriere della Sera, Giorgia Meloni ha scaricato Andrea Giambruno nel tempo di un post su Instagram.

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