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Un governo finto Green. Illuminato all’estero e oscurantista in Patria

Raccontò l’ex moglie di Umberto Bossi di essersi separata perché il fondatore della Lega Nord tutte le mattine usciva di casa con la valigetta da medico, dicendole sulla porta: “Ciao amore, vado in ospedale”. Bossi non era medico e gli mancavano sei esami per laurearsi. Uscire dalla porta di casa con una valigetta in mano per fingersi altro è un’eredità che Bossi ha regalato anche ai membri di questo governo, illuminati e diplomatici in trasferta mentre qui in Italia, a casa loro, perseguono il peggiore oscurantismo.

Alla Cop28 i rappresentanti del nostro governo spingono per la transizione. Ma poi in Italia la cannoneggiano

Ieri il ministro all’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin è intervenuto alla Plenaria di apertura della Pre-COP28 in corso ad Abu Dhabi con una dichiarazione con cui è impossibile non essere d’accordo: “Non vi è dubbio che sia dovere di tutti noi – ha detto il ministro – contribuire all’attuazione dell’Accordo di Parigi con la massima ambizione possibile, agendo con risolutezza entro il 2030 per ridurre le emissioni globali e procedere verso una traiettoria chiara di neutralità climatica. Un’azione ambiziosa per il clima è una azione equa, poiché riduce i rischi associati al riscaldamento globale, proteggendo i più vulnerabili dagli impatti peggiori”.

Negli Emirati Arabi Uniti devono aver pensato che il governo italiano abbia un ministro illuminato e progressista, attento anche alle disuguaglianze insite nella transizione energetica. “L’equità dovrebbe essere un fattore che favorisce la massima ambizione possibile di tutti i governi – ha detto Pichetto -. Tutti dobbiamo contribuire, e certamente in particolare quelli che attualmente emettono quote elevate di emissioni globali”. Il ministro, a tal proposito, ha sottolineato che “la scienza è molto chiara. La finestra di opportunità per agire per limitare gli effetti del cambiamento climatico è molto stretta e non possiamo pertanto perdere altro tempo. Ma la scienza ci fornisce anche soluzioni realizzabili per affrontare questa sfida globale. Ora è nostra responsabilità trasformarle in azioni”.

Il ministro ha spiegato anche che “politiche climatiche e scelte energetiche sono facce di una stessa medaglia, non si può parlare delle prime senza affrontare il tema della riduzione della nostra dipendenza dai combustibili fossili e al contempo assicurare la sicurezza energetica – ha avvertito -. In questo contesto, riteniamo che la COP28, attraverso il Global stocktake possa e debba dare indicazioni chiare, verso percorsi realistici che portino ad obbiettivi tangibili”. Per il ministro “triplicare la capacità di energia rinnovabile globale e raddoppiare il tasso di efficienza energetica attuale, ridurre drasticamente le emissioni di metano, eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili e adottare misure di mitigazione ambiziose in tutti i settori economici, sono tutti obbiettivi alla nostra portata”.

Il ministro Pichetto Fratin parla da ambientalista convinto al vertice di Abu Dhabi

Quando non ha la sua valigia per andare all’estero Pichetto Fratin però fa parte di un governo che smentisce quasi in toto le sue dichiarazioni. Non è un problema di credibilità politica internazionale – quella è una quisquilia – ma si tratta di sopravvivenza. Come può il ministro tollerare quindi la guerra (a suon di fake news) di alcuni suoi colleghi ministri alla mobilità elettrica Come si inserisca nel suo illuminato discorso la reazione scomposta di suoi alleati al via libera dell’Europarlamento alla legge sul ripristino della natura Matteo Salvini ha parlato infatti di “follia ideologica”, Francesco Lollobrigida di “farneticazioni della sinistra”, Antonio Tajani di “danni enormi”. Perché non zittisce chi sproloquia di “ideologia ambientalista”? Perché a capo di Enel e di Eni sono stati nominate personalità di lungo corso addirittura scettiche sul cambiamento climatico? Perché l’Italia è il sesto più grande finanziatore di combustibili fossili al mondo? Ma soprattuto la domanda più importante: perché il nostro ministro viene chiamato “della Sicurezza energetica” e non più “della Transizione ecologica”? Non resta che aspettare che glielo chieda qualcuno quando rientra a casa.

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