“Non farò più parte della Commissione Affari Costituzionali – Senato. Non l’ho deciso io, ma Matteo Renzi e Enrico Borghi, che non hanno avuto neanche il coraggio di dirmelo. La decisione mi è stata comunicata, con non poco imbarazzo, da una funzionaria di IV. Complimenti per lo stile…”.
L’annuncio via social della senatrice e portavoce di Azione Mariastella Gelmini scatena l’ennesima ondata di polemiche tra le macerie del cosiddetto Terzo polo.
Con la consueta “serietà” lo scontro è tutto sui social network. Enrico Borghi, capogruppo al Senato, replica infatti a stretto giro alla Gelmini: “Cara Maria Stella, visto che ti sei abituata (in compagnia peraltro!) a disertare le riunioni del gruppo dove si affrontano le questioni, per portarle in pubblico, ti risponderò pubblicamente: ritengo che Dafne Musolino sia più capace e affidabile di te in Prima Commissione. Tocca al capogruppo decidere. E ha deciso, sapendo di esprimere il consenso maggioritario del gruppo. Tutto qui. Stai bene”.
Interviene Calenda: “Quando Borghi è entrato nel gruppo parlamentare, la frattura tra Azione e Italia Viva era già consumata. Da Statuto avremmo potuto mettere un veto sul suo ingresso. Non lo abbiamo fatto, ritenendo che avrebbe tenuto un comportamento professionale o almeno conforme alla normale educazione. Amen. Per fortuna tutto ciò è alle nostre spalle”.
A Calenda risponde la coordinatrice di Iv Raffaella Paita “Calenda, nei gruppi parlamentari democratici funziona così. Ma ci sono due cose su cui tu proprio non puoi dare lezioni. La prima è l’educazione. La seconda è come si fa politica”. E un’altra giornata di quelli “seri e competenti” scivola via così.
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