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Cosa è successo al Nord Stream e le scuse che mancano

Com’era prevedibile ha trovato poco spazio nei giornali, nei telegiornali e nel dibattito pubblico il fatto che il Washington Post abbia scritto un articolo che individua il nome e il cognome dell’ufficiale delle forze speciali di Kiev che attaccarono i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che corrono dalla Russia alla Germania sotto il Mar Baltico. A coordinare la missione fu dunque Roman Chervinsky, 48 anni, un colonnello pluridecorato delle forze armate ucraine per le operazioni speciali sotto la guida diretta del generale Valery Zaluzhny, il comandante in capo delle forze armate di Kiev. In particolare, scrive il Washington Post, il militare ha gestito la logistica e il supporto ad un team di circa sei persone che, affittando una barca a vela e utilizzando attrezzature per sub, ha piazzato l’esplosivo sotto al gasdotto.

Che l’Ucraina in piena guerra utilizzi metodi di sabotaggio non sposta di una virgola le responsabilità di una guerra che è paludata e rischia di essere dimenticata dai ferventi bellicisti che l’hanno usata come clava. Quella notizia però dice molto dei giornalisti, degli intellettuali e dei politici nostrani che su Nord Stream hanno sparato cannonate su chi esponeva dei legali dubbi. Esattamente come per le bombe su Gaza i conflitti saliti all’onore delle cronache in questo ultimo anno (scordandosi tutti gli altri) ogni giorno smutandano schiere di bellicisti incarogniti che vengono regolarmente smentiti nelle loro affermazioni ma non rallentano nella loro foga.

Avremmo dovuto leggere decine di editoriali di scuse, invece loro perserverano nel collezionare le prossime figure barbine. 

Buon lunedì. 

Nella foto: frame di un video da Euronews dopo il sabotaggio al Nord Stream 2 del 26 settembre 2022

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