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Migrare sì, ma senza meta. L’assurda teoria di Valditara

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara nei giorni scorsi è intervenuto via social sull’immigrazione con una ficcante considerazione senza merito e senza istruzione. In un annoiato pomeriggio domenicale ha impugnato il suo telefono e ha scritto: “C’è qualcuno che ancora ignora la differenza fra il diritto di emigrare e il diritto di immigrare. Il primo è riconosciuto da tutte le carte internazionali. Era negato dai regimi comunisti. Il secondo non è accordato da alcuna carta internazionale, è rivendicato dagli ex comunisti. È la stessa differenza che esiste fra il diritto di uscire da casa propria e quello di entrare in casa altrui”.

Per Valditara il diritto a emigrare corrisponde al diritto di essere inghiottiti in un buco nero spazio-temporale che non occupi un solo metro quadrato in giro per il mondo

Al di là di una preoccupante fobia che porta a vedere comunisti dappertutto mentre escono dalle fottute pareti (questi sono gli stessi de “il fascismo è morto”, notate bene), il ministro per l’ennesima volta dimostra molta confusione mescolando il diritto internazionale alla politica. Prendendo alla lettera l’illuminata analisi di Valditara (che tra le altre cose sarebbe anche un giurista), un migrante qualsiasi dovrebbe avere il diritto di uscire dal proprio Paese (spesso da Paesi che non rilasciano passaporti tra l’altro) ma poi non potrebbe pretendere altro che stagnare in acque internazionali o caracollare sulle linee di confine.

Per Valditara il diritto a emigrare corrisponde semplicemente al diritto di essere inghiottiti in un buco nero spazio-temporale che non occupi un solo metro quadrato in giro per il mondo. Come dice giustamente la giurista Vitalba Azzolini, era meglio l’originale di Cochi e Renato: “E c’è sempre qualcuno che parte / Ma dove arriva se parte”.

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