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Da rottamatore a paleontologo, Renzi abbraccia il dinosauro Mastella

Matto Renzi, il rottamatore che voleva rottamare la vecchia politica, citofona a Clemente Mastella. Dopo avere perso per strada il suo ex alleato Carlo Calenda il leader di Italia Viva annaspa alla ricerca dei voti che servono per le elezioni europee, rimbalzando tra la folta schiera di ex amici traditi e tra la destra che vorrebbe conquistare ma che continua a considerarlo residuale. Così all’ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva non resta che incontrarsi per confabulare a lungo con Mastella. I due alla fine si abbracciano e si dicono d’accordo: serve un’area di centro “fondamentale e necessaria per la democrazia italiana senza porre alcun veto per chi ha la stessa idea e volontà”, annunciano rimasticando la solita formula che emerge ogni volta prima di un’elezione.

Renzi-Mastella, baci e abbracci

“C’è stata una manifestazione reciproca d’interesse”, ha sottolineato il sindaco di Benevento all’Adnkronos. “Entrambi ci siamo trovati d’accordo sull’idea del Centro. Ora parte un percorso per mettere assieme e chiamare a raccolta tutti quelli che si riconoscono nella tradizione popolare, liberale”. Si tratta di un progetto aperto, ma non di un nuovo partito. “Non è io che confluisco in Italia Viva. Lo schema è quello della Margherita”, ha precisato ancora Mastella.

“Alle elezioni europee c’è il sistema proporzionale, e il proporzionale chiama il centro, i liberi e forti della tradizione cattolico-democratica, i riformisti. Chi non vuole Salvini né Conte, né Meloni né Schlein, può votare per noi”, ha detto Renzi. I due in fondo si assomigliano più di quanto sembri. Matteo Renzi tra il 2012 e il 2013 voleva “rottamare” il Partito democratico per renderlo un partito “moderno”. Assicurò la sua fiducia a Enrico Letta – ai tempi presidente del Consiglio – prima di defenestrarlo e prenderne il posto. Tuonò contro i “partitini personali” e dopo essersi schiantato sul referendum costituzionale corse ad apparecchiarne uno. Assicurò la fiducia al secondo governo Conte prima di farlo cadere. Assicurò fedeltà politica a Calenda per divorziare una volta raggiunto di nuovo il suo posto in Parlamento. Lui la chiama “coerenza” ma è la stessa pasta del suo nuovo alleato Mastella fondatore compulsivo di partiti (Ccd, Cdr, Udr, Udeur e da ultimo Noi di Centro) e uomo di centrodestra o di centrosinistra alla bisogna.

Strano destino

Il bacio al rospo comunque per il leader di Italia Viva è praticamente obbligato. Le macerie del fu Terzo polo (che è sempre stato quarto) lo costringono a cercare i voti che servono per superare la soglia di sbarramento alle prossime elezioni europee che sono tra sette mesi. Quel 4% che serve a oggi al partito di Renzi è una chimera. Sono lontani i tempi in cui Matteo (era il 4 dicembre del 2022) declamava che “nel 2024 noi saremo il primo partito e Meloni andrà a casa” e chiedeva a Majorino in Lombardia “di fare il vice della Moratti”: “Noi in Lombardia si vince e dopo 30 anni la Lombardia cambia colore. Io ci credo fino all’ultimo”, prevedeva.

Una delle sue mirabolanti previsioni frantumate. Sono lontani anche i tempi in cui Mastella accusava Renzi di “doppia morale” in occasione della caduta del governo Conte II: “Dunque i responsabili sono traditori e incoerenti quando si tratta degli altri, se lo fa lui invece va bene”, disse Mastella al Corriere della Sera rincarando la dose: “Cosa dovrei rispondere? Che lui è il Renzi-Verdini?”. Ora con questo curriculum collettivo di tutto rispetto la strana coppia si prepara a sbancare Bruxelles. Sì, come no.

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