Ieri il “presidente dei senatori di Forza Italia” (si fa chiamare così) Maurizio Gasparri ospite di una trasmissione televisiva è accorso in difesa del ministro Guido Crosetto spiegando che “se un cittadino che non la pensa allo stesso modo domani dovesse essere giudicato da uno di quei magistrati, potrebbe legittimamente avere il dubbio che non ci sia quella terzietà richiamata proprio ieri dal ministro Nordio rispondendo a una mia interrogazione”.
Un ex vicepresidente del Senato presidente di una società di sicurezza informatica è già una barzelletta
Gasparri da giorni si divincola come un’anguilla dalla notizia (che avete letto prima di tutti su questo giornale) della sua presidenza dell’azienda Cyberealm, società che si occupa di sicurezza informatica, in contrasto con l’articolo 18 del regolamento per la verifica dei poteri del Senato. Come ha spiegato il giornalista di Report Sigfrido Ranucci “Gasparri ha di fatto tessuto per loro relazioni istituzionali per l’assegnazione di commesse tenendo all’oscuro il Senato. Commesse che riguardano tutti i suoi ruoli istituzionali”.
Un ex vicepresidente del Senato presidente di una società di sicurezza informatica è già una barzelletta. Che Gasparri dica che il suo “non è un ruolo operativo” perché si limita solamente a “dei pareri, dei consigli su quelle che possono essere le scelte strategiche” è un’aggiunta tragicomica. Ma che Gasparri pontifichi sulla terzietà dei giudici è il re del paradosso. Sapete chi giudicherà il senatore in merito alla sua mancata comunicazione agli uffici del Senato? Lo stesso Senato di cui era vicepresidente fino a qualche giorno fa. Anche noi possiamo “legittimamente avere il dubbio che non ci sia quella terzietà”. O no?
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