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Un Paese in declino: il Censis smonta la narrazione di Meloni

No, l’Italia non ha cambiato passo e non ha una faccia nuova. La propaganda con cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni condisce ogni sua dichiarazione è stata smentita ieri dall’ultimo rapporto Censis che sovverte di fatto la rappresentazione del Paese che si legge sulla stampa e che sta nei discorsi in Parlamento della maggioranza. Nonostante Renato Brunetta, ora presidente del Cnel, dica di voler vedere “il bicchiere mezzo pieno” e di vedere “un Paese più forte e coeso” i numeri non mentono.

La fotografia del Censis

Il 57esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2023 fotografa un’Italia dalle mille meraviglie, se ammirato dall’alto delle lussuose terrazze cittadine o degli strapiombi sul mare, ma invischiato in tutte le sue arretratezze, se vissuto dal basso. Il Rapporto mette in evidenza le difficoltà di un’Italia dove prevale quello che viene definito “l’arrangiamento istintivo” rispetto a un “disegno razionale”, dove ormai quel “meccanismo di promozione e mobilità sociale si è usurato”.

In poche parole, sostiene il Censis, “tra vitalità disperse e un confronto pubblico giocato su emozioni di brevissima durata, la società italiana trascina i piedi”. Dal Report emerge una società che non riesce ad avviare un nuovo ciclo e che cerca di sostituire “il modello di sviluppo costruito a partire dagli anni ‘60 nel quale si rivendicava il lasciar fare” o “il riconoscimento delle identità e dei diritti collettivi” con un nuovo modello “confuso”. Quale? Il Censis sostiene che oggi si punta più al “lasciar essere, l’autonoma possibilità – specie per le giovani generazioni – di interpretare lavoro, investimenti, coesione sociale, senza vincoli collettivi”.

Declino e fobie

Per l’80% degli italiani l’Italia è un Paese “in declino”, non in grado di difendersi militarmente (50%) nel caso in cui scoppiasse un nuovo conflitto mondiale (temuto dal 60% degli italiani) e il 48,5% teme invece di vedere i propri risparmi diminuire rispetto al 2022. Secondo il Rapporto Censis esiste “una direzione” ma “pochi traguardi”. “Nelle tensioni e negli affanni di questi ultimi anni – si legge nel report – la società italiana inizia a intravedere, con progressiva chiarezza, i contorni della difficile congiuntura e i possibili punti di arrivo dei cambiamenti in corso, ma elude attentamente stimoli e investimenti utili a tradurre l’intenzione in traiettorie concrete”.

E “il ripiegamento in piccole patrie e piccole rivendicazioni e la scarsità di traguardi condivisi mettono a basso regime, quasi a riposo, i motori delle grandi invarianti collettive. La pandemia – prosegue il testo – la crisi energetica e ambientale, le guerre ai bordi dell’Europa, l’inflazione, i flussi migratori, l’affermarsi di modelli di sviluppo diversi da quello occidentale, l’aggravarsi dei rischi demografici e dei nuovi bisogni di tutela sociale hanno però messo definitivamente a nudo i bisogni di medio periodo del nostro Paese”.

La propaganda si sbriciola di fronte alla realtà. Le “famiglie tradizionali” vagheggiate dal governo sono il 52,4% delle 25,3 milioni di famiglie. Il 42% degli anziani deve supportare economicamente figli e nipoti nonostante temano per la propria pensione. Per il 72,8% degli italiani gli stranieri sono “una risorsa per il lavoro” e “necessari”. Il 74% dei cittadini è favorevole all’eutanasia che il governo ostacola. Il 75,4% dei giovani pensa di avere di fronte una vita peggiore di quella dei propri genitori. L’ansia climatica, ovvero la paura per il cambiamento climatico (così vituperata dalla maggioranza) colpisce l’84% degli italiani mentre il 68% di loro teme seriamente per un futuro di siccità. E la popolazione italiana (che qualcuno vorrebbe rinchiudere per preservare) sia avvia a diminuire di 4,5 milioni nel 2050. Il Paese là fuori è l’opposto di quello raccontato dal governo. Le soluzioni facili e brevi – lo dice il Censis – non serviranno a nulla. Ma per ora tengono alto il consenso della Meloni.

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